Libri per la Giornata della Memoria, da leggere o far leggere perché dalla memoria necessaria si riparta per non cadere nella zona grigia che rende possibile l’orrore.
Yehudith Kleinman
La bambina dietro gli occhi. Storia di una ragazzina che resiste alla Shoah – 2018
Una storia vera. Una storia italiana della Shoah che ha come protagonista una bambina la cui unica colpa è quella di essere nata, ebrea. Giuditta, nata nel 1938 a Venezia, vive con la madre e la nonna a Milano. Dopo alcuni anni vissuti in città, la famiglia è costretta a spostarsi in provincia, a Desio. La catastrofe si abbatte su di loro. Le due donne vengono arrestate e in seguito deportate ed assassinate ad Auschwitz. La piccola Giuditta viene salvata da una famiglia amica e nascosta in un convento. Per molto tempo non riuscirà a capire cos’è successo ai suoi, attenderà il ritorno della madre e anche del padre che non ha mai conosciuto. Finita la guerra verrà portata dalla Brigata Ebraica nelle case di raccolta in via Eupili a Milano, poi a Piazzatorre e infine a Selvino. Da lì partirà per Eretz-Israel per cominciare una nuova vita. Il libro narra questi passaggi, ma soprattutto torna nel cuore e nei pensieri di Giuditta a quel tempo. A 5 anni la bambina viene messa di fronte a scelte impossibili: deve decidere con chi vuole stare e dove, chi vuole essere. E tutto questo continuando a chiedersi: “Dove sei, mamma? Perché sei andata via?”. Quando da grande vede la propria figlia tentennare davanti a una scelta banale fra due vestiti, Giuditta, ormai diventata Yehudith Kleinman, all’improvviso si rivede bambina e comincia un dialogo con se stessa da piccola. Scrive un libro per depositare nella scrittura ciò che la bambina ha sempre trattenuto “dietro gli occhi”.
Franco Portinari, Giovanna Carbone
174517 – Deportato: Primo Levi – 2018
Quel numero di matricola impresso sulla pelle, tatuato sul braccio sinistro del prigioniero, è carico di valenza simbolica; è il segno indelebile che marchia il deportato e annienta la sua persona. 174 è il numero del vagone su cui aveva viaggiato, la seconda parte è il numero progressivo delle persone trasportate.
Primo Levi era il cinquecento diciassettesimo uomo che scendeva dal treno quel giorno.
Era il 26 febbraio 1944, quando varcava la porta di un inferno inimmaginabile.
Otto Rosenberg
La lente focale. Gli zingari nell’Olocausto – 2016
Nel 1936, durante i giochi olimpici di Berlino, Hitler dichiarò che “la città va ripulita”. Arrivarono subito anche per gli zingari, come per gli ebrei e gli omosessuali, i campi di concentramento. Otto Rosenberg era un sinto, unico sopravvissuto della sua famiglia. Dopo anni di silenzio, raccontò la sua storia e qualcuno la trascrisse. È l’unica testimonianza fino ad ora raccolta sullo sterminio degli zingari nei campi di concentramento.
Marco Maestro
Ballata di tempi lontani – 2009
Irena Zeligowski
Fuga dalla paura – 2006
Il libro, ha un unico titolo, 2 copertine, 2 autori e 2 storie differenti, consumate nello stesso periodo di tempo. Il lettore può scegliere di cominciare da Irena : “Non avevo nessun documento, né soldi, né conoscenti, non avevo il diritto di vivere. Io ero selvaggia nel ghetto e pure nella zona ariana. Non avevo, insomma, nessuna possibilità di sopravvivenza. Sono sopravissuta contro ogni logica” o voltare il libro e leggere di Henryk: “Sentiamo imminente il pericolo. Pensieri cupi. Vortice di ricordi, immagini, profezie che non lasciano spazio alla serenità. A ogni rumore proveniente dalla strada, il nostro cuore si ferma” .
Entrambi ebrei. Entrambi rimasti soli negli anni della loro giovinezza , in fuga dalla paura e dal destino abbattutosi contro gli ebrei nella seconda guerra mondiale. Irena prima intrappolata e poi in fuga dal ghetto di Varsavia. Henryk si finge contadino e lavora come schiavo in una fattoria. 2 storie di “sopravvissuti”, 2 testimoni della Shoah ancora in vita. Irena e Henryk hanno poi studiato, sono diventati medici e si sono sposati. Ora vivono in Israele, dopo aver trascorso del tempo anche in Italia. E, dopo anni, hanno affidato a un libro la loro storia… perché ciò che è stato non sia dimenticato.
Daniele Novara
Memoranda. Strumenti per la giornata della memoria – 2003
Della memoria una società potrebbe anche farne a meno e, non per questo, rischierebbe l’estinzione. Anzi, per certi versi, tutto potrebbe continuare in modo tranquillo e senza incidenti, con una monotona identità al riparo da crisi e scompigli. La memoria, quando c’è, è un elemento di disturbo, suscitato proprio perché vi sia turbamento in un contesto troppo lineare e troppo rassicurante. La memoria, allora, non è un dato di fatto, magari anche un rituale, ma una scelta. Scomoda. La pedagogia della memoria si colloca naturalmente nella più ampia pedagogia della resistenza alle violenze o alle lusinghe del potere. In una pedagogia simile è necessario rovesciare il senso delle parole: la tradizione ridiventa il passare nelle mani dei giovani una memoria fisica, fatta di sapori, odori, colori, musiche e corpi; e la trasmissione ritorna un veicolo del messaggio di speranza che contrasta il senso d’impotenza radicato nel quotidiano. Insomma, non conta tanto l’avere memoria quanto risvegliare nelle giovani generazioni quel pericoloso e sovversivo desiderio di ricordare grazie al quale quello attuale non è percepito come l’unico mondo possibile ma come uno dei tanti. Questo libro costituisce uno strumento completo per vivere la proposta della giornata della memoria come una tappa attorno alla quale costruire articolati percorsi educativi. Oltre ad offrire una densa riflessione pedagogica, suggerita dalle voci più autorevoli della nostra cultura, queste pagine contengono percorsi didattici, una vasta selezione di suggerimenti, materiali, indirizzi, siti e un testo letterario inedito di struggente intensità.
Bambini ma non troppo. L’infanzia smarrita in un mondo senza memoria – 2000
Cosa succede quando la memoria perde i suoi connotati formativi e si atrofizza in un indistinto sentimentalismo estemporaneo? Cosa accade quando le bambine e i bambini vengono investiti dalla violenza degli adulti, incapaci di rielaborare e dare un senso alle loro sofferenze del passato? Come si possono offrire alle nuove generazioni spazi di riflessione e di testimonianza affinché “quanto è accaduto una volta non abbia ad accadere mai più” (P. Levi)? Questo libro offre una prima possibile risposta al rapporto dell’infanzia con la memoria chiamando a raccolta esperti, psicologi, pedagogisti, scrittori, nell’intento di aprire un nuovo versante formativo che includa e integri l’educazione della memoria come obiettivo centrale nell’educazione alla pace e alla buona gestione dei conflitti.