“Cuerdas” è il corto che ha vinto il premio Goya per miglior cortometraggio animato. Il suo direttore, Pedro Solis, è stato ispirato dalla storia di suo figlio, Nicolàs che soffre di paralisi cerebrale. Il corto è stato ispirato da sua figlia, Alessandra, che aveva sei anni quando Nicolàs è nato e si rese conto che suo fratello aveva bisogno di tutte le cure. Fin dal primo giorno lo ha amato, lo truccava, gli metteva i bigodini e giocava tutto il tempo come poteva con lui.
Il video è un cartone animato sull’amicizia: un bambino disabile viene costantemente aiutato da un’altra bimba, Maria. Si crea tra i due “un’amicizia speciale” , segnata, nel finale, dalla morte del piccolo.Dopo vent’anni Maria diventa maestra e porta con sé un ricordo del suo piccolo amico.
Erich Fromm indica nella capacità creativa dell’uomo biofilo (che ama la vita) lo strumento vincente per contrapporsi alle inevitabili “morti” che la vita riserva. Chi è biofilo – egli afferma – preferisce fare qualcosa di nuovo invece che mantenere ciò che è vecchio, rischiare di avventurarsi piuttosto che cullarsi nel già noto. D’altro canto molti atti creativi richiedono una “morte” che può aver a che fare con l’abbandonare vecchi schemi o vecchie rassicuranti abitudini. Vivere creativamente è un modo di stare al mondo che continua a tener conto della morte perché implica essere capaci di accettare i cambiamenti, di sopportare ciò che è insicuro, di lasciar andare, di reggere l’attesa, di lasciar spazio a nuove idee e così via. Essere creativi ha perciò a che fare con l’atteggiamento che abbiamo nei confronti della vita prima ancora che nei confronti della morte e si alimenta della fiducia che qualcosa di nuovo continuerà ad irrompere nella vita per donarci attraverso le “morti” nuova vita.
La piccola Maria riesce a trovare nuovi modi per giocare, per comunicare, per curare il suo “amico speciale”, per passare oltre alle inevitabili perdite e ai vuoti che la disabilità porta con sè . Riesce a stare accanto al suo piccolo amico in vita, e riesce a tenerlo vicino a sè dopo la morte.
L’accesso libero alla creazione di relazioni autentiche concede di passare anche oltre alla morte, attraverso un legame – una corda- che trova il suo nutrimento in una vicinanza emotiva che sia in grado di trasformare un’ assenza fisica in una calda presenza interiore, e di unire al di là delle circostanze e del tempo.