Le tre poesie di Marina Cvetaeva che propongo oggi non so da dove vengano. Le ho lette mille volte ma le conservo in un mio file di appunti, non le ho trovate segnate dalle “orecchie” che lascio nei libri. Solo per due di esse ho annotato l’origine della traduzione. Per una volta non importa perché questo tono della grande poetessa russa è così adatto, così giusto adesso mentre scrivo, e l’aria ha un colore non poi così distante dalle sue parole. In altra occasione ascolteremo anche il suo canto gioioso e sensuale, ma oggi va così. Se vi incuriosisce trovate un’enormità di materiale in rete, anche in italiano e anche le edizioni a stampa abbondano. Se vi inoltrate nella ricerca, se la musica di Cvetaeva vi si addice, vedrete che è un bellissimo bosco in cui perdersi “…Sono i grappoli che fermentano il vino dorato/ sono le stelle che di casa in casa peregrinano / sono i fiumi che il cammino cominciano a ritroso!”
Se un’anima è nata con le ali, cos’è per lei il palazzo e cos’è la capanna!
Cos’è Gengis Khan per lei – e cos’è – l’Orda!
Due nemici ho io a questo mondo, due gemelli –
indissolubilmente fusi: la fame degli affamati – e la sazietà dei sazi.
[trad. P. Zveteremich]
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O pianto d’amore, di furore!
Da loro stessi sgorga!
Ah la Boemia in lacrime!
In Spagna: il sangue!
O monte, nero, che stende
la sua ombra sul mondo intero!
Al Creatore dico: è tempo
che io renda il mio biglietto.
Mi rifiuto di essere. Di proseguire.
In quest’ospizio di non-genti:
io rifiuto di viverci.
Con i lupi a comandare
per le strade, a urlare: mi rifiuto.
Quanto ai pescecani delle steppe: No!
Di lasciar correre: io mi rifiuto.
Il lungo tempo delle schiene in catene.
Ho le orecchie tappate,
e la mia vista è confusa.
Al tuo mondo insensato
io dico solo: mi rifiuto.
[15 marzo – 11 maggio 1939. Trad. Eve Malleret]
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Io so la verità – abbandonate tutte le altre verità!
Non c’è più bisogno che nessuno lotti sulla terra.
Guardate – è sera, guardate, quasi fa notte:
di che parlate, di poeti, d’amanti, di generali?
Il vento s’è calmato, la terra è umida di rugiada
la tempesta di stelle del cielo si fermerà.
E presto ciascuno di noi dormirà sotto la terra, noi
che non abbiamo mai lasciato che gli altri vi dormissero sopra.
Marina Cvetaeva