Romanzo di Matteo Cavezzali

“Icarus” è il romanzo d’esordio di un giovane scrittore ravennate, Matteo Cavezzali. È nato nel 1983, proprio come me. E, proprio come me, ha appreso dell’esistenza di Raul Gardini il giorno della sua morte, il 23 luglio del 1993. Eravamo solo dei bambini.

Chi è nato a Ravenna è cresciuto nella consapevolezza di abitare in una città importante, grande e ricca di storia e di cultura ma, allo stesso tempo, porta dentro di sé la sensazione che questa magnificenza appartenga al passato. “Il paesone” la chiamano quelli che vengono dalle metropoli, dalla capitale. Ravenna ha questa capacità: di essere paese e città, grande e piccola, antica e nuova. È un grande cuore pulsante. Anche quando la si lascia, come è successo a me, non si smette mai di sentirsi ravennati nell’anima.

La Ravenna che Matteo Cavezzali descrive, con qualche stilistico salto temporale, è la città che Raul Gardini aveva saputo risollevare, mettendola al centro di un impero economico e industriale. Dai mosaici alla chimica in pochi anni. Quelli che sono bastati per far vivere a Ravenna una favola di cui molti conservano una grande nostalgia. Raul Gardini è un ricordo nel cuore anche di coloro che non lo hanno conosciuto.

Marito di Idina Ferruzzi, uomo ambizioso, scaltro ma anche tenace e generoso. Così viene descritto da Cavezzali. Abbandonato nel momento più difficile, a dire il vero uno dei momenti più difficili della storia politica italiana dal dopoguerra, cominciato nel 1992 con l’arresto di Mario Chiesa e l’inizio di Tangentopoli.

Soldi, un mare di soldi. Utilizzati per corrompere, silenziare, arricchire chi ricco lo era già. Non è un’inchiesta, però, quella di Matteo Cavezzali. È un romanzo. Con la passione e le licenze poetiche di una narrazione che è capace di riportare ad un tempo che non c’è più, ma di cui si sente la mancanza.

È l’urgenza di scrivere di questo giovane romanziere ad appassionare, dalla prima all’ultima riga.

È un libro onesto quello di Matteo (spero che non me ne voglia se lo chiamo per nome). Non pretende di ricostruire la verità. Ciò che descrive sono luci e ombre, complesse come complesso è l’animo umano e come complessa è la società in cui viviamo.

Chi ha amato Raul Gardini è libero di continuare ad amarlo, nonostante gli scandali e le mezze verità. Quando si ama qualcuno, del resto, non lo si fa a prescindere da ciò che di male o di bene può aver fatto? E di bene, ad ogni buon conto, Raul Gardini ne ha fatto tanto. Ha regalato un sogno ai suoi concittadini e quel sogno dura ancora oggi. Quanto può valere un sogno in un mondo in cui la libertà è una finzione, la moralità una bugia e la felicità un debole sussulto tra i dolori della vita? Ve lo dico io, che a Ravenna ci sono nata e cresciuta. Vale tutta la vita. I miei genitori non erano ricchi, non appartenevano a quella classe benestante che ogni sera sfoggiava un abito nuovo al Ravenna Festival. Mia madre era una delle commesse che quei vestiti li vendeva, alle dipendenze di uno stimato commerciante. Da bambina ho spiato decine di quelle eleganti signore che parlavano di cene, concerti e nomi altisonanti della politica, della musica, del cinema.

Ho vissuto nel sogno di poter indossare anche io, un giorno, uno di quegli abiti. Non ho mai potuto farlo. Ma ho potuto studiare. Ho potuto viaggiare. Ho potuto fare cose che i miei genitori non avevano nemmeno osato immaginare. E ho potuto farlo anche perché sono stata figlia di quel tempo e di quella città dalle mille contraddizioni, ma che ha reso ognuno di noi quelli che siamo.

È un libro prezioso quello di Matteo Cavezzali, che restituisce a ciascuno il diritto e l’orgoglio di essere semplicemente ciò che è. Il passato non si può cambiare. Ma si può vivere il presente con più consapevolezza, con più urgenza di verità. Grazie Matteo per questo libro, a mio parere scritto con la rigorosità, la creatività e l’acume dei grandi scrittori. Grazie per averci permesso di riappacificarci con una parte del nostro passato che, chissà perché, molti ancora oggi vorrebbero recidere dal nostro presente. E vorrebbero farlo nel più bieco dei modi: facendo passare sotto silenzio ciò che non possono mistificare con la menzogna.

Monica Betti

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