Cullami. Ho affrontato un lungo viaggio e, anche se non sono riuscita a compierlo, ho impiegato ogni ultimo spasmo di energia per raggiungerti. E anche quando ho capito che non c’era più nulla da fare, che il respiro non sarebbe arrivato, che sarei annegata in quel mare caldo che non voleva lasciarmi, ho lottato ancora e ancora; perché sapevo che tu mi stavi aspettando.

Stringimi forte. Non pensare nemmeno per un istante che io non possa sentirti, che io non sappia che sei mia madre. E amami, perché io ti amo con tutta la mia anima, quell’anima che tu hai plasmato in questi nove mesi con il tuo respiro, con i battiti del tuo cuore, con le tue emozioni, che ho vissuto insieme a te, come se fossimo una sola persona.

Vegliami. Anche se la nostra esistenza è fatta di oscurità, prima di nascere e dopo la morte, ho ancora paura del buio. Vestimi, perché è fredda la solitudine della certezza di non poter essere donati al mondo. Vestimi con le tutine, le coperte e stoffe che hai preparato; ma vestimi anche con i tuoi baci, le tue carezze, le tue lacrime, perché io possa tenerli stretti a me per sempre.

Piangimi. Finché il fiato te lo consentirà. Piangimi anche quando tutti ti diranno di non farlo. Chi non conosce il dolore di un appuntamento mancato non può capire che il pianto è il luogo in cui potersi ritrovare. Perché lì dove starai piangendo tu, lo starò facendo anche io. Nessuna nuova vita mi potrà strappare il dolore di essermi separata da te.

Scrivimi, scrivimi anche quando sarò adulta, perché in questa dimensione in cui mi trovo il tempo non ci ingabbia, non ci trattiene. Se il mondo ci vuole esseri incompiuti, noi siamo invece anime in crescita, con uno scopo ed un destino diversi. Con il tempo imparerò ad accettarlo, anche se avrò per sempre un’immensa nostalgia di te.

Vieni a trovarmi, anche se non sarò là dove verrai a cercarmi. Portami un fiore, un giocattolo, o anche solo uno dei tanti sospiri che hai trattenuto. Non sarò lì, ma potrai trovarmi comunque, perché in nessun’altra esistenza potrei esserti più vicina.

Dammi un nome, quello che io ti ho suggerito fin dall’eternità, perché gli esseri di luce hanno bisogno di essere chiamati e ricordati. Non sono un’entità. Sono tua figlia.

Parlami. Anche se pensi che io non possa sentirti, ho bisogno di farmi guidare da una voce amorevole ora che tutto è silenzio.

E ricordami, come si ricordano i momenti più belli della vita in quegli spazi di esistenza in cui sembra di affondare in un mare scuro dal quale non si fa ritorno. Ricordami e quel calore che sentirai salire dalle viscere fino al centro della tua anima saranno le mie braccia, venute a stringerti in quell’abbraccio d’amore che solo io e te possiamo conoscere.

Adesso lasciami andare. Anche se pensi che tutto sia finito, io ti sarò accanto per dimostrarti che, piuttosto, tutto si è compiuto. Ad ogni vita il suo destino, ad ogni anima la sua forma, ad ogni corpo la sua caducità. Lasciami andare per far sì che non ci separiamo mai più.

Ridammi al mondo, perché capisca che non solo ciò che esiste in carne ed ossa può cambiare la vita delle persone e ciò che esse possono diventare. Tu lo sai ed io lo so.

Un attimo ancora. Anche se la mia anima è saggia e forte, sono pur sempre una bambina. Lascia che, prima di proseguire il cammino, io trovi forza e riposo qui. Tra le braccia di mia madre.

Monica Betti

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