Testo Silvana Gandolfi

Illustrazione Gabriella Saladino

Edizioni Salani 

“Se fosse possibile non invecchiare lo faresti?” o, in alternativa se lo preferisci, “Se potessi ringiovanire, lo faresti?”.

Sono i quesiti da cui sembra prendere forma il romanzo Pasta di drago. Domande narrative per nulla nuove che però Silvana Gandolfi riesce ad affrontare senza cadere nello scontato. 

La storia inizia a Kathmandu dove Andrew, un inglese di mezz’età, si trova per una gita organizzata dalla moglie insieme ad un’altra, noiosissima, coppia. A fine serata il nostro protagonista fugge dal claustrofobico hotel, o meglio dalle persone ivi presenti, e si perde per i vicoli della capitale nepalese. Qui incontra un uomo di età indefinibile dalle fogge del santone, o così sembrerebbe, che gli chiede aiuto. Ha bisogno che qualcuno porti un prezioso barattolo alla sua piccola nipote, kumari reale di Kathmandu (una bambina che viene considerata l’incarnazione vivente della dea Taleju). Ne va della vita della ragazzina. Incuriosito Andrew più per curiosità che per altro accetta. Una volta giunto al palazzo reale prova a contattare la kumari ma l’unica risposta che ottiene è quella delle guardie, motivo che lo induce a tornare all’hotel. Per varie motivazioni Andrew ritorna a Londra col vasetto ed un giorno, anche qui per pura curiosità, decide di assaggiarlo.

Mai l’avesse fatto! Tra una cucchiaiata e l’altra questo cibo divino, è il caso di dirlo, finisce senza che se ne renda conto. Ed eccoci alla reale partenza della storia. Andrew si sente pervaso da una nuova energia ed inizia a ringiovanire vista d’occhio, con incommensurabili gelosie della moglie. Spaventato capisce che qualcosa non va per il verso giusto e torna a Kathmandu. Tra una ricerca e l’altra riesce finalmente ad intrufolarsi nella dimora della kimori reale. Qui scopre che per ogni cucchiaiata di unguento ringiovanirà di un anno. Un rapido calcolo gli fa capire che tra meno di quaranta giorni ringiovanirà al punto da sparire.

Naturalmente c’è la possibilità di salvarsi ma, come è giusto narrativamente, non sarà facile.

Con la sua solita capacità di creare un equilibrio tra leggerezza, piacere per il racconto, profondità di sguardo Silvana Gandolfi ci porta in viaggio tra le montagne del Nepal ed i differenti punti di vista giocati nei dialoghi tra Andrew e la giovanissima kimori.

In queste differenze prende spazio anche la riflessione di Andrew sulla propria vita, le proprie scelte, capaci di coinvolgere la/i lettor*.  Il valore del tempo, del senso della vita, delle proprie scelte sono domande che sottostanno al racconto. E così la sorte toccata ad Andrew sembra rimettere in discussione la risposta alle domande da cui la storia prende spunto. Domande legate alla vita, al senso che ogni persona vuole e può dare, sono l’altra faccia del pensare la morte. Un romanzo che si presta alla lettura autonoma, dai nove/dieci anni in su, oppure da leggere ad alta voce in gruppo ed a lunghe chiacchierate legate alla storia.

Emanuele Ortu

Per approfondire

https://www.mangialibri.com/pasta-di-drago