È il 20 novembre 2012: un ragazzo di 15 anni si toglie la vita nella sua casa di Roma, legandosi una sciarpa intorno al collo. Si chiama Andrea Spezzacatena, ma il suo nome lo ricordano in pochi perché da subito tutti prendono a chiamarlo “il ragazzo dai pantaloni rosa”, alimentando una serie di allusioni e pregiudizi che per molto tempo peseranno, e ancora pesano, su questa storia. La Procura apre un’indagine, la stampa si scatena nella corsa al colpevole, sul banco degli imputati ci salgono a turno tutti: compagni, insegnanti, genitori, social network. L’ombra odiosa del bullismo e dell’emofobia pesa sulla vicenda, e ancora oggi la verità giudiziaria non è stata chiarita del tutto. In questo libro però non si tratta di questo, non si tratta di cercare colpevoli, fare processi ed emettere sentenze. Non si tratta del figlio che non c’è più, ma della madre che resta. Teresa Manes ci offre la sua testimonianza di sopravvissuta, ci porta, senza retorica, nelle pieghe di un percorso faticosissimo di elaborazione del lutto e ricerca di senso. Chi leggerà le sue parole avendo vissuto un’esperienza simile riconoscerà le stesse ferite, riuscendo forse a sanarle, in parte. Gli altri, più fortunati, si avvicineranno a un’esperienza umana forte e densa, raccontata senza indulgenze, con coraggio ed estrema onestà. Presentazione di Antonio Piotti.

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