Quanto è vero, limpido e misterioso il silenzio a cui Forough Farrokhzad è capace di dar vita con le parole. In capo a pochi versi siamo immersi in una notte dolorosa e dolce, nella brezza il profumo dei gelsomini. È così vicina e così irrimediabilmente persiana la sua voce ed è così appropriato che questa parola sia per noi associata a uno strumento semplice, quotidiano per modulare l’ombra e la luce, evocando pomeriggi assolati percepiti per pochi raggi che trasformano l’aria in oro volante. L’inclinazione delle gelosie. Così la sua divorante passione, così le sue lacrime nel buio. “Il mio piccolo albero / innamorato del vento / in balìa del vento.”

Nel sorgere del sole

Guarda, il dolore nei miei occhi
scivola via goccia a goccia come l’acqua,
guarda come la mia ombra nera e ribelle
è dominata dal sole
guarda

si disfa la mia vita intera
una scintilla mi trascina al desiderio
e mi spinge all’estasi
mi trascina all’inganno
guarda
come tutto il mio cielo
è solcato da stelle cadenti.

**

Sei arrivato dai luoghi remotissimi, tu,
dalla terra di bagliori e profumi,
adesso mi distendi in una barca
fatta d’avorio, nuvole e cristalli:
portami via, mia speranza, carezza del cuore,
portami via, nella città dei versi e dei fervori.

Mi trascini lungo il sentiero costellato di astri,
mi hai distesa oltre la stella,

guardami,
io sono arsa dalla stella
da lato a lato, infiammata dalle stelle
come i pesci dal petto rosso che semplice hanno il cuore,
stringo a me le stelle negli stagni della notte.

Quanto lontana era prima d’ora la nostra terra,
adesso in questo azzurro, nelle dimore del cielo
mi sovviene di nuovo
la tua voce,
il fruscio delle ali innevate degli angeli
e guarda fino a dove sono arrivata
alla via lattea, oltre lo spazio e l’eterno.

Adesso che giungiamo sino al culmine
lava il mio corpo con il vino delle onde
avvolgimi nella seta del tuo bacio
desiderami nelle notti senza fine
e non lasciarmi,
non separarmi più da queste stelle.

**

Guarda, come la cera della notte sui nostri sospiri
goccia a goccia diventa seme,
la coppa nera dei miei occhi
nella tua nenia calda
da lato a lato trabocca col vino del sonno,
affàcciati sulla culla dei miei versi
e guarda,
tu ti stagli
nel sorgere del sole.

Forough Farrokhzad

[da Io parlo dai confini della notte, Bompiani, 2023, a cura di Domenico Ingenito]

Tags: