La nostra è un’epoca altamente tecnologica, lo diventa ogni giorno di più.
Lo sviluppo velocissimo dell’A.I. ci fa porre molte domande su quali saranno i lavori di domani, su quali servizi verranno spazzati via e sostituiti da macchine, software, app.
La mia risposta a questi interrogativi è sempre una:
tutti i lavori saranno influenzati, cambiati, supportati un giorno dall’intelligenza artificiale, ma quelli caratterizzati da una forte componente umana non potranno mai essere completamente sostituiti dalle macchine.
Questo vale in particolare per la figura dell’eulogy writer-elogista, mestiere che si basa su un potente coinvolgimento umano.
Quelle che vi elenco di seguito sono le cinque ragioni per cui, secondo il mio modesto parere, l’intelligenza artificiale non potrà mai sostituire la figura umana in questo delicato campo della scrittura.
-La parte più importante della narrazione funebre è l’incontro, realmente significativo solo se di fronte si ha un essere umano.
-La qualità di un elogio sta nel descrivere le sfumature di un carattere, aspetti che può cogliere solo la mente umana.
-Un software faticherà sempre ad occuparsi della revisione del testo.
–L’A.I. non può occuparsi della lettura in pubblico.
-L’empatia non è digitalizzabile.
Da qui in poi spiegherò meglio cosa c’è dietro ogni singolo punto a coloro che hanno a disposizione qualche minuto in più da dedicare alla lettura.
– La parte più importante della narrazione funebre è l’incontro, realmente significativo solo se di fronte si ha un essere umano.
All’inizio della mia “carriera” di elogista ero convinta che il “punto forte” del lavoro fosse un’ottima capacità di scrittura. “Le persone vogliono una descrizione bella e accurata del caro che hanno perso e saper scrivere bene sarà il mio strumento principale”, pensavo.
Con il tempo, però (e grazie a tutte le interviste fatte nell’ambito della ricerca Bastianoni-Bertaglia di cui ho parlato in questa rubrica nell’articolo del 21 maggio 2024), mi sono resa conto che la realtà è diversa:
anche a distanza di anni le persone affermano che la parte più “liberatoria”, che ha dato più “sollievo” dopo la morte del loro caro, non è stato il discorso in sé, ma il percorso umano che li ha portati a farlo scrivere, in particolare l’incontro faccia a faccia (o al telefono) con l’elogista che li ha ascoltati e capiti.
Questo mi ha portata a pensare che anche il migliore dei software non potrà mai far sentire un dolente compreso e accolto come un professionista in carne ed ossa.
– La qualità di un elogio sta nel descrivere le sfumature di un carattere, aspetti che può cogliere solo la mente umana.
Per poter scrivere un buon elogio non bisogna solo scrivere tutti i ricordi che la famiglia racconta.
È necessario scovare tra le pieghe della memoria l’essenza del defunto, capire tra i mille aneddoti quali sono quelli più significativi, che racchiudono i valori della persona.
L’intelligenza artificiale non potrà mai arrivare ad una tale “comprensione dell’essenza”, non potrà mai avere questa capacità di cogliere le sfumature… o almeno lo spero.
– Un software faticherà sempre ad occuparsi della revisione del testo.
Quando l’elogio è finito e viene sottoposto a revisione può sempre succedere che una sfumatura sia sfuggita, manchi qualche dettaglio e vada corretto: il semplice e immediato “botta e risposta” che si può avere con un essere umano, che può essere fatto di persona, al telefono o via messaggio, è difficilmente replicabile con un software artificiale.
– L’A.I. non può occuparsi della lettura in pubblico.
Molte volte all’elogista viene chiesto, anche all’ultimo momento, di recarsi personalmente al funerale per dare supporto nella lettura del discorso, perché i familiari si rendono conto di non farcela, di essere troppo emozionati. Non serve vi spieghi che nessuna intelligenza artificiale potrà mai prendere in mano un microfono e leggere ad alta voce.
5 – L’empatia non è digitalizzabile.
Una app molto sofisticata, come ad esempio la famosa Chat Gpt, può certamente dare un valido aiuto per scrivere la maggior parte dei testi di cui un lavoratore odierno si deve occupare.
Ma la tecnologia –lasciatemi dire, per fortuna– non potrà mai essere capace di empatia, la caratteristica essenziale di cui dovrà sempre essere provvisto un valido elogista.
Laura Bertaglia, eulogy writer, celebrante funerali laici e formatrice