Nel 2010 con l’avvicinarsi del Giorno della Memoria approda sugli schermi italiani La chiave di Sara, diretto dal francese Gilles Paquet-Brenner e tratto dall’omonimo romanzo di Tatiana de Rosnay. Il film parla dei tragici avvenimenti accaduti nell’estate del 1942, quando la polizia francese prese oltre tredici mila ebrei.
Parlare di Shoa e dell’Olocausto non è mai compito facile: disperazione, dolore, orrore, follia, spesso si intrecciano con il bisogno di dimenticare, di cancellare dalla memoria fatti così cruenti, fingendo che non siano mai accaduti. La pellicola non sceglie di mostrare gli atti violenti e le atrocità avvenute nei campi di sterminio, ma rappresenta ugualmente bene l’orrore di quei giorni, il dolore della perdita, il senso di colpa e i rimorsi, il silenzio dell’indifferenza e l’impossibilità – di chi è sopravvissuto – di dimenticare e di tornare a vivere.
Il film La chiave di Sara affronta il tema dell’Olocausto raccontandone i risvolti umani e psicologici, attraverso gli occhi di una bambina (Mélusine Mayance) e di una donna (Kristin Scott Thomas).
Julia, newyorkese, ha sposato Bertrand Tezac architetto francese e vive a Parigi da più di 20 anni. Da giornalista sta lavorando sull’inchiesta del Velodromo d’Inverno, luogo nel quale la polizia francese nell’estate del 1942 rinchiuse in condizioni disumane migliaia di ebrei, in attesa delle deportazioni nei campi di sterminio nazisti.
La donna, nella ricostruzione degli eventi, viene a conoscenza della storia di Sara Starzynski, ebrea di 10 anni, che nascose il fratellino in un armadio per proteggerlo dai rastrellamenti dei nazisti, fingendo – con lui – di giocare a nascondino.
A distanza di 60 anni che separano Julia da Sara, la giornalista scopre di abitare, assieme al marito, nello stesso appartamento della piccola Sara, di proprietà dei genitori di Bertrand; questo avvenimento trasforma la storia anonima della bambina in una questione personale, per la quale Julia è disposta a tutto, mettendo anche a rischio la sua famiglia e gli equilibri precari della sua relazione di coppia. Convinta che la piccola Sara sia sopravvissuta allo sterminio, Julia ne insegue le tracce, fino a ritrovarne il figlio William, all’oscuro della sua storia e del suo passato.
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