Il primo ottobre 2015 alle 20.30 nell’Aula Magna Drigo dell’Università di Ferrara, è stato inaugurato da Chiara Sapigni, assessore alla Sanità, Servizi alla Persona, Politiche Familiari e da Paola Bastianoni, docente di Psicologia Dinamica, il nuovo ciclo di conversazioni sul lutto, iniziativa che appartiene alla IV edizione del progetto culturale Uno Sguardo al Cielo, diretto dalla prof.ssa Paola Bastianoni dell’Università degli Studi di Ferrara.
Anche quest’anno, spiega la docente, con la collaborazione di Amsef srl. e – per la prima volta – di onoranze funebri Pazzi, si è cercato, visto il successo delle precedenti edizioni, di dare continuità di interesse e di attenzione alle tematiche della perdita e della rielaborazione del lutto, con l’attivazione di percorsi nuovi e proposte interessanti che toccano aspetti molto delicati che appartengono alla vita di ciascuno di noi.
La quarta edizione del progetto (https://www.unosguardoalcielo.com/iv-edizione/) , con una veste parzialmente nuova, propone alla cittadinanza un ricco programma di iniziative culturali che coinvolgono studenti, professionisti, volontari e chiunque si senta vicino alle tematiche trattate. Attraverso conversazioni (https://www.unosguardoalcielo.com/ciclo-di-conversazioni-iv-edizione-primo-appuntamento-11015/), laboratori (https://www.unosguardoalcielo.com/laboratori-di-educazione-alla-morte/), spettacolo teatrale (https://www.unosguardoalcielo.com/torna-fra-nove-mesi-spettacolo-teatrale-201115-iv-edizione/), eventi gratuiti ed aperti a tutti, il progetto culturale si propone di continuare a promuovere una cultura di accoglienza di ogni differenza, inclusiva di quella riguardante le persone che soffrono di perdite importanti o che stanno per affrontare e si sentono esclusi e isolati da una società che ancora fatica a riconoscere e a includere la malattia e la morte nella propria socializzazione.
La prima serata, condotta dalla prof.ssa Bastianoni, dal titolo “I nuovi caregivers: vivere con estranee le cure quotidiane” ha focalizzato l’attenzione su una tematica estremamente attuale, che coinvolge un numero molto elevato di persone e di famiglie: si tratta della figura del collaboratore familiare, caregiver che si prende cura (e non solo) dei nostri cari.
Il fenomeno della collaborazione familiare è estremamente sentito nel nostro Paese, poiché oltre 2 milioni di persone anziane e disabili vengono affidate alle cure di oltre un milione di collaboratrici familiari (nell’oltre il 90% dei casi si tratta di donne straniere). I numeri, aggiornati al 2015, sono davvero imponenti e fanno chiarezza sull’importanza e sull’imponenza del fenomeno e, di conseguenza, sulla necessità che questo venga condiviso e studiato, facendo riferimento a dati statistici e ricerche condotte sul campo.
La figura della collaboratrice familiare, più nota con il termine badante, riveste nelle nostre case un ruolo centrale, perché oltre alla cura della casa e all’accudimento di persone anziane e/o disabili, svolge compiti di primaria importanza come la gestione della spesa e i rapporti con la pubblica amministrazione, la cura del giardino, mansioni di baby sitting e (come alcuni studi documentano) la difesa da eventuali situazioni di furto e violazione di domicilio.
Anche la figura stessa della collaboratrice, molto spesso è misconosciuta, in realtà numerosi studi pubblicati nell’ultimo biennio testimoniano come nel 33% dei casi si tratta di persone che hanno un livello medio – alto di scolarizzazione e nell’oltre 20% dei casi hanno una formazione specifica in ambito medico e infermieristico.
Il lavoro di cura delicato ed al contempo molto faticoso, nasconde al suo interno una serie di fattori di rischio (condizione di irregolarità, riconoscimento parziale dei diritti, difficoltà a conseguire l’autonomia abitativa) che creano profondo disagio psicologico nelle donne e nei loro figli (anche se a distanza). Molto noto è infatti il fenomeno definito “Patologia della badante” che colpisce le mamme (nello studio di origine rumena) spesso sole nell’affrontare la distanza forzata dalle loro famiglie. Lo stesso avviene per i loro figli, definiti “Orfani bianchi” (circa 750.000) perché abbandonati dalle madri per colpa del lavoro e della necessità di migliorare la qualità della vita nella nazione di origine. Dal 2006, si tratta di “Strage silenziosa”, di suicidi di genitori e figli che non erano più in grado di tollerare la lontananza dalla famiglia.
Per affrontare la tematica trattata, sono state utilizzate alcune sequenze filmiche tratte dalla pellicola di Federico Bondi “Mar Nero”, uscito in Italia nel 2009. Il regista, grazie al cast composto principalmente da Ilaria Occhini e Dorotheea Petre, propone una narrazione (basata su una propria esperienza personale) delicata ed al contempo realistica della relazione che si instaura con fatica e numerose perplessità, tra la signora anziana Gemma e la sua giovane badante del’Est, Angela.
Si allegano slide dell’intervento effettuato:
Come ultimo, si propone una breve sequenza della conversazione, momento nel quale la docente Bastianoni, sollecitata da una domanda del pubblico, ripropone sinteticamente alcuni aspetti salienti relativi alla relazione anziano – caregiver.
prof.ssa Bastianoni Conversazione 1.10.15 Uno Sguardo al Cielo, Università di Ferrara