Terremoti, alluvioni, uragani ma anche catastrofi generate dalla furia devastatrice dell’uomo lasciano dietro il loro funesto passaggio una lunga scia di morte e disperazione.
La prima reazione di fronte ad un lutto causato da questi eventi è quello di aver perso insieme alla persona cara anche parte di noi stessi quindi, tentare il recupero in uno scenario di morte di questo tipo richiede particolare volizione e coraggio.
La furia di uno tsunami, o un terribile incidente aereo, insegnano che la vita può terminare all’improvviso ma che ha in sé qualcosa di misterioso e di immenso per cui vale sempre la pena rialzarsi e ricominciare (Hereafter, C. Eastwood, 2010 – Senza paura, P. Weir, 1993).
Anche in uno scenario post-nucleare dove il mondo ha perduto la sua bellezza e gli uomini sono in preda ai loro istinti più crudeli, la speranza di un padre di trovare un rifugio sicuro per suo figlio lo aiuta a continuare a dare un senso alla loro vita (The road, J. Hillcoat, 2009).
Allo stesso modo l’atomica sganciata su Nagasaki, insieme al lutto, alla devastazione ha generato nell’animo dei sopravvissuti il desiderio di rendere giustizia e di dare dignità a quelle morti innocenti attraverso il ricordo dell’immane tragedia alle generazioni future (Rapsodia in Agosto, A. Kurosawa, 1991).