L’irruzione nella propria vita di una morte inaspettata è un dramma che scuote la persona fino a farle perdere ogni ragione e senso dell’esistenza.
Non sono pochi i lutti irrisolti che segnano il percorso di uomini e donne in balia di una perdita che lascia davvero minime possibilità di risalita.
Di fronte alla improvvisa scomparsa di un congiunto alcune persone, per poter continuare a vivere, si affaticano ad annientare tutti i ricordi e le tracce della sua vita (Tre colori. Film Blu, K. Kieslowski, 1993 – Rabbit hole, J. Cameron Mitchell, 2010), oppure si abbandonano a quel senso di impotenza e di sgomento che, inevitabilmente, la morte porta con sé (Il dolce domani, A. Egoyan, 1997).
Ma la circostanza della morte per incidente stradale, o a causa di violenza, fa nascere spesso un senso di vendetta che non lascia altro scopo se non quello di poter realizzare la stessa, quel “personale” senso di giustizia il cui unico desiderio è quello poter punire il carnefice del proprio caro (Tre giorni per la verità, S. Penn, 1995 – Pietà, K. Ki-duk, 2012).
Questo genere di lutto può suscitare, inoltre, il desiderio di voler entrare nel corpo esanime del defunto per cercare di comprendere le strutture più intime della vita e della morte (Vital, S. Tsukamoto, 2004) oppure il continuar a vivere unicamente per tentare di realizzare il desiderio inseguito dal proprio caro, nella sua breve esistenza (Tutto su mia madre, P. Almodovar, 1999).