Sin dai tempi più remoti, il rituale funebre ha rappresentato un elemento di catarsi, personale e collettiva, nella celebrazione condivisa della fine di una esistenza.
Ogni cultura, ogni popolo dedica al culto dei morti cerimonie ancestrali e usanze particolari che conferiscono a questo rituale di passaggio una fondamentale importanza nella elaborazione del lutto.
Presso un’antica popolazione di una remota regione della Russia, il momento che precede la cremazione è quello in cui il vedovo fa il “fumo” ossia racconta ai presenti tutto il vissuto dell’amata moglie (Silent Souls, A. Fedorchenko, 2010).
In Giappone, la tradizione nokanshi dedica alla composizione del morto una cura minuziosa e precisa affinché il rito della deposizione rappresenti anche un momento di riconciliazione col defunto (Departures, Y. Takita, 2008).
Nei riti collettivi trovano spazio, talvolta, anche particolari rituali personali, manie che trasformano il luogo abitato dal defunto in un santuario in cui custodire ossessivamente memorie e ricordi (La camera verde, F. Truffaut, 1978).