Secondo un sondaggio del Ministero dell’istruzione, il 6% degli alunni non ha accesso alla didattica a distanza. Mezzo milione di bambini e ragazzi, in numeri, spesso appartenenti alle fasce più fragili della popolazione: alunni che si sono trovati a casa, lontani dalla scuola e dalla loro quotidianità, sprovvisti di rete, di computer o tablet. Alunni che possono accedere alla didattica sporadicamente, utilizzando lo smartphone dei loro genitori i quali, spesso, non riescono a sostenerli nel seguire le lezioni e nello svolgere le attività didattiche. Il Ministero ha messo in campo un finanziamento straordinario di 85 milioni di euro, per consentire alle scuole di acquistare dispositivi aggiuntivi da distribuire alle famiglie che ne abbiano necessità. Non sono sufficienti. Ma, per tutto il resto, come era già successo in altri campi, è gara di solidarietà: scuole e insegnanti hanno ceduto dispositivi dismessi o forniti in comodato d’uso gratuito, perché nessun alunno venga dimenticato o si senta lasciato solo. E così sono arrivati dispositivi persino in alcuni campi ROM che, diversamente, non sarebbero stati raggiunti dalla didattica a distanza. Fornire i dispositivi non risolve tutti i problemi, perché molto spesso i genitori che lavorano a lungo o che devono gestire figli più piccoli non riescono a garantire un supporto efficace ai figli impegnati con le lezioni online. E’ qui che subentra la sensibilità dei docenti, in grado di trasformare la didattica della distanza in quella didattica della vicinanza che restituisce un’anima ed un cuore alla scuola in questo momento così complesso. Le lezioni online possono essere parzialmente sostituite con videochiamate, con messaggi whatsapp, con ogni forma di contatto che sappia esprimere desiderio di prossimità emotiva. Molto spesso è questa capacità di stabilire una relazione a spronare gli alunni a partecipare con più assiduità e con più impegno. Uno sforzo consistente ma indispensabile se davvero si vogliono raggiungere tutti i bambini ed i ragazzi delle nostre comunità.
Monica Betti