Il 20 Marzo alle h 17.30 il Progetto Culturale – Uno Sguardo al Cielo vi dà appuntamento al webinar gratuito dal titolo: Il brutto anatroccolo che imparò a parlare al dolore: storia di elaborazione del lutto nell’adozione

Relatrice dott.ssa Alessandra Tonelli – Assistente sociale

Link per effettuare l’iscrizione preferibilmente entro il 20 Marzo h 12.00:

http://www.unosguardoalcielo.com/

L’evento si terrà sulla piattaforma Google Meet.
Il link di accesso all’aula sarà inviato al termine delle iscrizioni

Info: Dott.ssa Alessandra Chiaromonte

conversazionilutto@unife.it

Il webinar tratterà il percorso adottivo non solo come fenomeno costellato da sentimenti inquieti legati a mancanze ed a ferite profonde che coinvolgono, seppur in modo differente, i genitori ed i figli adottivi, ma principalmente come strumento di riparazione affettiva ed emotiva resa possibile da un percorso di reciprocità ed accettazione che induce i due protagonisti dell’adozione a conoscersi e riconoscersi nel dolore, proprio ed altrui. La mancata genitorialità biologica da una parte e la perdita della propria famiglia biologica dall’altra, danno vita alla realtà dell’adozione, grazie alla quale intraprendere percorsi, non di risarcimento personale, ma di costruzione e realizzazione di dinamiche famigliari alternative, dove la diversità diviene parte integrante di un’esistenza che senza non potrebbe essere reale. Parlare di “lutto” nei processi adottivi significa fare i conti con il proprio vissuto spesso rappresentato da traumi, perdite e sofferenze profonde che, nel corso del tempo, determinano particolari reazioni psicologiche e comportamentali, il cui dolore scolpisce la propria identità alla ricerca vana di risposte e soluzioni in grado di ridurre le conseguenze.

Che cosa significa essere figlio adottivo?

Vivere l’adozione come figlio adottivo significa saper convivere con un passato e/o un trauma che non chiede di essere dimenticato o negato, bensì di essere valorizzato in un percorso di elaborazione che vede la propria adozione come strumento dal quale dare vita ad un percorso di riparazione ed autenticità affettiva, emotiva ed individuale. I figli adottivi vivono di ricordi e di sentimenti nostalgici: di dubbi e domande verso un passato che spesso li rende fragili. Vivono il sapore amaro delle lacrime versate di nascosto per timore di ferire i genitori; vivono il giorno del compleanno come la data che li ricorda di essere anche non solo figli adottivi. I bambini adottati affrontato difficoltà e problematiche legate alla propria storia, ma estremamente capaci di adattarsi ai cambiamenti ed aperti a ciò che la vita offre loro, con la forza di chi ha già vissuto il dolore.

Ma come rendere possibile l’elaborazione quando si è privi di pezzi importanti in grado di completare il puzzle della propria esistenza?

Come elaborare il lutto dell’abbandono?

L’adozione è un percorso ricco di domande senza risposte, di parentesi vuote che difficilmente si risolvono. È un cammino emotivamente intenso, soprattutto se si pensa a quella internazionale, poiché composita di ulteriori fattori, quali lo sradicamento della propria terra, periodi lunghi di istituzionalizzazioni e forme di deprivazione che gravano sulla capacità della persona di far fronte, senza perdersi nel proprio dolore, a doppie mancanze ed ulteriori privazioni. L’autenticità affettiva riscontrata all’interno delle famiglie adottive è uno strumento efficace di sostegno, in grado di favorire un buon percorso di presa di coscienza, insieme alla comunicazione ed all’ascolto; poiché elementi di forza ed unicità che permettono al figlio adottivo di intraprendere un viaggio interiore profondo dotato di risorse e capacità risolutive acquisite durante la crescita, all’interno di un clima dove la comprensione e la sensibilità sono essenziali, purché riconosciuta l’importanza delle proprie origine stesso  dalla famiglia adottiva.

Conclusione:

“Il brutto anatroccolo che imparò a parlare al dolore” nasce dal desiderio di raccontarsi e dar voce al proprio vissuto emotivo, affinché si comprenda, il bello dell’adozione. Ripercorrere il viaggio della propria esperienza mira a valorizzare il senso di appartenenza e la ricerca delle proprie origini, fondamentali per costruire un percorso di elaborazione della propria sofferenza in grado di ridurre il senso di incompletezza e di colpa che tormentano gli animi. È un webinar che mira a far conoscere il mondo intimo del figlio adottivo, affinché si comprendano i sentimenti e le sfaccettature del saper convivere con il peso dell’abbandono che traccia, in modo inevitabile, la propria identità e personalità. Attraverso il racconto di storia adottiva si desidera, inoltre, far conoscere quali siano gli strumenti di supporto e di sostegno emotivo che consentono di fronteggiare sentimenti dolorosi, così da trasformarli in possibili risorse e percorsi di resilienza. Un webinar questo, accompagnato da una presentazione power point fornito di video e aspetti teorici, che terminerà con la presentazione del film “Lion”, nella speranza di aver raggiunto il proprio obiettivo. Solo grazie alla consapevolezza di accogliere nella propria vita un bambino con una propria identità si realizza il patto adottivo; inteso come costruzione di un legame autentico che nasce da processi di accettazione e consapevolezza della diversità di due mondi e realtà che si incontrano in un unico desiderio: quello di divenire famiglia e vivere nell’amore. È importante per chi lavora e si relazione con il mondo dell’adozione capire che relazionarsi con le famiglie adottive, specialmente con bambini adottati significa saper cogliere una realtà ricca di aspetti emotivi e psicologici molto profondi, legati alla sfera relazionale e sentimentale. Bisogna sapersi prendere cura dei dolori altrui, con sensibilità, con responsabilità e con empatia. La famiglia adottiva, più di altre, è portatrice di messaggi importanti legati alla capacità di elaborare il lutto se riconosciuta nel suo valore ed essenzialità.

Messaggio che spero di trasmettere in questo giorno di incontro.

“É proprio dal dolore che si impara a rinascere ed amarsi: le famiglie adottive ne sono una prova. Ogni brutto anatroccolo impara a guardarsi con occhi diversi e vedere il bello di essere stato brutto. È necessario un solo ingrediente: cogliere il bello della propria diversità e sofferenza”.

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