Come ho anticipato nello scorso numero di Cose dell’altro mondo, restiamo un momento ancora nella chiara luce di Emily Dickinson.
Questa è una religione umana per cui ogni foglia è una preghiera, ogni parola è un mondo. Il vasto mondo è lì nel prato davanti a casa, nel bosco e l’incantesimo per far entrare il vasto mondo nelle parole consiste nell’usare poche parole, piccole parole.
L’infinito si ottiene per levare.
È tutto così semplice, è tutto così misterioso.
Non resta che dire: grazie!
[80]
Le nostre vite sono svizzere –
Così immobili – così fredde –
finché un pomeriggio chissà
le Alpi lasciano aperte le tende
e noi vediamo di là!
L’Italia è dall’altra parte!
Mentre come sentinelle in mezzo –
le Alpi solenni –
le Alpi sirene
eterne si frammettono!
[298]
Sola, non posso essere –
poiché schiere – mi visitano –
compagnia senza traccia –
che elude chiavi –
Non hanno vesti, né nomi –
non almanacchi – né climi –
ma case diffuse
come gnomi –
Il loro venire, è annunciato
da messaggeri interiori –
il loro andare – non lo è –
poiché non vanno mai –
[1619]
Non sapendo quando l’alba possa venire,
apro ogni porta,
che abbia piume, come un uccello,
o onde, come una spiaggia
[da Poesie, Grandi Classici – Oscar, Mondadori, traduzione di Massimo Bacigalupo]