Coordinate, istruzioni, mappe. Quanto ne abbiamo bisogno, quante ne abbiamo perdute. Naufraghiamo in una società il cui obbligo morale è non dare importanza a nulla, non dare valore a nulla. Il supposto paradigma sottostante sarebbe: se nessuno crede a nulla, se nessuno dà valore a nulla non ci sarà nulla per cui scontrarsi, per cui combattere. L’errore, il fallimento di questo paradigma è del tutto palese. Ma niente sembra in grado di fermarci nel portare questo fallimento oltre ogni limite, in un percorso autodistruttivo che ci viene presentato come irrinunciabile.
Ma sotto la cenere permane un residuo calore, duro a morire.
Va cercato dentro e fuori da sé. Le mappe ci sono. Bisogna incontrarle (fuori dal frastuono, a televisione per sempre spenta), ci vuole la forza, il coraggio di interpretarle. Sono difficili. Sono misteriose.
«Qui neve su albero.
Qui foglia piccola su pianura
sconfinata. Ghiaccio
esatto. Qui apprendista della luna
raccoglie luce».
[Torneremo ancora sulle mappe, sulle istruzioni di Livia Candiani]
Mappa per pregare
Quando vuoi pregare,
quando vuoi sapere
quel che sa la poesia,
sporgiti,
e senza esitazione
cerca il gesto più piccolo che hai,
piegalo all’infinito,
piegalo fino a terra,
al suo batticuore.
Quando hai fame di luce
e l’amore è cinghia serrata
e il cuore stracolmo
di voli che allacciano troppo
al leggero del cielo,
istruisciti alla pura verità,
quella che non vuoi
e nemmeno immagini,
quella «polvere sul pavimento
e pane sulla tavola»,
ginocchia sbucciate
e pane che parla,
dice la fame giusta.
Offriti al paesaggio grande,
dalla finestra
o in piena aria aperta,
chinati a portare il mondo
sulla schiena nelle ossa
e poi lascialo
scivolare sbocconcellarsi
ai piedi della terra,
ascolta il suo silenzio
che risponde:
«Qui neve su albero.
Qui foglia piccola su pianura
sconfinata. Ghiaccio
esatto. Qui apprendista della luna
raccoglie luce».
Ci vuole incrollabile
ardente pazienza
e vicinanza al pavimento
fronte che lo fronteggi
e dica l’amore pesante,
la fame di giusti mietitori,
di macina.
Per cercare un’altra strada
al desiderio che ti inaridisce
ci vuole furore,
farsi creatura randagia
nel disastro delle falci,
che ti cali il silenzio
sulla testa, l’affamato
sapere che tace
e fa foreste delle ferite.
Se vuoi dare la forza,
raccogliti in un balzo,
uno slancio senza mondo,
polvere da spazzare con devozione,
piccoli scricchiolii di ossa
che parlano alle tue prossime ceneri:
se vuoi essere adesso,
datti la forza,
senza salvare,
senza costringere l’amore
in relazione, lascialo soffiare,
mietere. È un grande paesaggio
il mondo,
ogni animale
lo conserva, gli dà sguardo.
Non serve schiodare il cielo
a caccia di segreti,
sei tu
che di notte scegli,
non guardi la luce minuscola
ma il buio tutto
che le preme attorno.
Visto che non puoi
essere qui, allora ama altrove,
in rettilinea sequenza,
allora prega.
[da “La bambina pugile ovvero la precisione dell’amore”, Torino, Einaudi, 2014]