L’idea che quel che capita oggi è del tutto nuovo, non ha corrispettivi, è pensiero prettamente liberale. È una delle declinazioni dell’atomizzazione non solo della comunità umana ma anche dell’esperienza umana: l’uomo deve essere individuo isolato nella società, nello spazio, nel tempo, deve essere privo di storia, privo di riferimenti umani. Al contrario la letteratura, così come la storia, sono patrimonio dell’umanità e fondamento della civiltà proprio perché estendono i legami e il valore della comunità attraverso il tempo, attraverso la morte.

Le esperienze, i fatti narrati da Erodoto, da Tucidide, sono perfettamente attuali, portano esperienza viva e fruttuosa ora.

I sentimenti, la visione del mondo di Dante, di Dostoevskij, di Emily Dickinson ci parlano, ci danno forza e ricchezza ora. Bertolt Brecht ci dice ora quel che dobbiamo riconoscere esattamente ora. Le parole che seguono vengono dal nostro passato, ma anche dal nostro futuro. C’è verità, capacità di penetrare la realtà, forza profetica. Quello che serve, quello che vale. Considerate la vostra semenza.

 

Ai posteri

Davvero, vivo in tempi bui!

La parola innocente è stolta. Una fronte distesa

vuol dire insensibilità. Chi ride,

la notizia atroce

non l’ha ancora ricevuta.

Quali tempi sono questi, quando

discorrere d’alberi è quasi un delitto,

perché su troppe stragi comporta silenzio!

E l’uomo che ora traversa tranquillo la via

mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici

che sono nell’angoscia?

È vero: ancora mi guadagno da vivere.

Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla

di quel che faccio m’autorizza a sfamarmi.

Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,

sono perduto).

«Mangia e bevi, – mi dicono: – E sii contento di averne».

Ma come posso io mangiare e bere, quando

quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e

manca a chi ha sete il mio bicchiere d’acqua?

Eppure mangio e bevo.

Vorrei anche essere un saggio.

Nei libri antichi è scritta la saggezza:

lasciar le contese del mondo e il tempo breve

senza tema trascorrere.

Spogliarsi di violenza,

render bene per male,

non soddisfare i desideri, anzi

dimenticarli, dicono, è saggezza.

Tutto questo io non posso:

davvero, vivo in tempi bui!

2

Nelle città venni al tempo del disordine

quando la fame regnava.

Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte

e mi ribellai insieme a loro.

Così il tempo passò

che sulla terra m’era stato dato.

Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.

Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.

Feci all’amore senza badarci

e la natura la guardai con impazienza.

Così il tempo passò

che sulla terra m’era stato dato.

Al mio tempo, le strade si perdevano nella palude.

La parola mi tradiva al carnefice.

Poco era in mio potere. Ma i potenti

posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.

Così il tempo passò

che sulla terra m’era stato dato.

Le forze erano misere. La meta

era molto remota.

La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me

quasi inattingibile.

Così il tempo passò

che sulla terra m’era stato dato.

3

Voi che sarete emersi dai gorghi

dove fummo travolti

pensate

quando parlate delle nostre debolezze

anche ai tempi bui

cui voi siete scampati.

Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,

attraverso le guerre di classe, disperati

quando solo ingiustizia c’era, e nessuna rivolta.

Eppure lo sappiamo:

anche l’odio contro la bassezza

stravolge il viso.

Anche l’ira per l’ingiustizia

fa roca la voce. Oh, noi

che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,

noi non si poté essere gentili.

Ma voi, quando sarà venuta l’ora

che all’uomo un aiuto sia l’uomo,

pensate a noi

con indulgenza.

Bertolt Brecht [da Poesie politiche, a cura di E. Gianni, Einaudi]