Ecco, nel mio andare di eresia in eresia non poteva che capitare anche questo, ovvero di introdurre una grandissima poetessa come Wislawa Szymborska non presentando una poesia ma un testo in prosa. Un breve brano, in ogni senso minimo (tranne nei sensi che contano) di cui mi sono innamorato perdutamente molti anni fa e che oggi mi chiama inesorabile dallo scaffale: “Leggimi! Leggimi ora! Dimmi al mondo! Anche se ti ascoltano solo i ragni o le formiche anche se ti sente solo la notte, il vento”. A mia discolpa c’è che questo mi permette di segnalare un’opera davvero particolare della poetessa polacca, Letture Facoltative, brevi commenti a libri del genere più vario e bizzarro, pieni di luce e di ironia. E anche che leggendo questi minuti rapporti si assapora il tono che si trova nelle poesie, acutezza e mezzo sorriso, può essere un modo interessante di avvicinare Szymborska. Infine, per farmi perdonare, ho aggiunto in calce una poesia lontana, del millenovecentoquarantacinque, che parla di tempo e di mondo. Cose che ci mancano, che forse vanno perdute.
La bilancia della giustizia
La caccia alle streghe che infuriò per l’Europa nel XVI e XVII secolo, e, qua e là, persino nel XVIII, fece, a quanto pare, un milione di vittime. Anche qualora la cifra risultasse un poco esagerata, ciò non attenuerebbe il raccapriccio suscitato dal fenomeno. Gli effetti del terrore infatti non si ripercuotono soltanto sulle vittime, essi abbracciano un numero incomparabilmente più ampio di soggetti: i sopravvissuti, persone abbruttite, minate nel fisico e prostrate moralmente. Quante più streghe venivano arse, tanto più si credeva alla loro esistenza. Tuttavia continuarono ad esserci uomini capaci di protestare, e di tanto in tanto furono fatti dei tentativi per mitigare quel flagello. Conosciamo molti dettagli relativi alle atrocità del tempo, ma sappiamo ancora poco di come venissero combattute, poiché vennero combattute; non si trattò di una psicosi che sarebbe potuta svanire da sola. Oggi da ricordare non c’è soltanto il vergognoso Maglio delle streghe ma anche libri che si appellavano alla ragione e alla pietà: il Trattato sulle streghe di Johannis Vierus, Il libro della coscienza di Friedrich Spee, Il mondo incantato di Balthazar Bekker. Vale la pena di menzionare le città e le province che ebbero, anche se magari saltuariamente, governanti illuminati, La Repubblica di Venezia, Parigi. Seppero resistere a lungo anche Augusta, Brema e Ulm. A Bruges fu emanata un’ordinanza in base alla quale chi avesse accusato una persona di stregoneria avrebbe dovuto essere imprigionata e trattenuta in carcere finché l’accusa non fosse stata provata. I delatori si calmarono immediatamente. In Inghilterra il numero di denunce fu considerevolmente ridotto dal divieto di impiegare la tortura durante gli interrogatori. Ma nel libro di Kurt Baschwitz è la cittadina olandese di Oudewater a brillare come una stella luminosa nelle tenebre della notte. Laggiù c’era una bilancia pubblica su cui, nei giorni di mercato, venivano pesati formaggi, farina e, all’occorrenza, anche uomini. Regnava infatti a quel tempo la credenza che una strega fosse più leggera di quanto inducesse a pensare la sua complessione, pertanto la pesa delle streghe era praticata in molte località, purtroppo con conseguenze fatali per le sospettate. La bilancia di Oudewater si era fatta la fama di strumento infallibile nonché di estrema risorsa. Prestò i suoi servigi a centinaia di fuggiaschi dalle regioni limitrofe, poveri diavoli perseguitati e terrorizzati. La pesatura si svolgeva secondo un preciso rituale, al cospetto dei giudici popolari e della cittadinanza. Poi, nel palazzo del Comune, il borgomastro e i suoi consiglieri, dopo aver ascoltato il resoconto degli scabini, redigevano un certificato apponendovi i timbri e le firme necessari, e lo consegnavano alla persona pesata. Mai e poi mai il certificato riportò un verdetto infausto! Le presunte streghe se ne potevano tornare a casa senza timore grazie all’attestazione scritta che il loro peso era esattamente quale avrebbe dovuto essere. La bilancia di Oudewater esiste ancora ed è divenuta un monumento storico. Che il destino la preservi in eterno, insieme con il ricordo di quegli uomini che vi recitarono la loro salvifica commedia senza nemmeno una strizzatina d’occhio, a far intendere che conoscevano in anticipo il responso. Erano uomini non solo buoni, ma anche scaltri. E la bontà senza scaltrezza è impotente.
[da Letture facoltative, Adelphi, traduzione di Valentina Parisi]
(Un tempo sapevamo il mondo a menadito…)
Un tempo sapevamo il mondo a menadito:
– era così piccolo da stare fra due mani,
così facile che per descriverlo bastava un sorriso,
semplice come l’eco di antiche verità nella preghiera.
La storia non accoglieva con squilli di fanfara:
ha gettato negli occhi sabbia sporca.
Davanti a noi strade lontane e cieche,
pozzi avvelenati, pane amaro.
Il nostro bottino di guerra è la conoscenza del mondo:
– è così grande da stare fra due mani,
così difficile che per descriverlo basta un sorriso,
strano come l’eco di antiche verità nella preghiera.
[da Discorso all’ufficio oggetti smarriti, Adelphi, a cura di Pietro Marchesani]
Michele Bellazzini, poeta, astrofisico