Alla fonte dell’energia, della vitalità, forse della stessa vita sta – e non si sposta – Walt Whitman. Ogni volta che lo rileggo mi sembra nuovo. Le parole talvolta le so quasi a memoria ma la luce è sempre li, la fiamma non si spegne, l’acqua zampilla. Uno potrebbe pensare a uno splendido inganno, ma, credo, il tornarci sopra lo rivelerebbe, a un certo punto si riconoscerebbe l’ottone dove si credeva ci fosse l’oro. Non qui, qui magari si pensa: ah, come mi piacerebbe una volta sentirmi così some si sente quest’uomo, stare saldo e felice su verità tanto luminose. Ma alla fine quello che di dice Whitman è proprio questo: tu puoi. Per citare un altro grande poeta americano: siate gioiosi, anche avendo considerato tutti i fatti. Foglie d’erba è li per questo, è li per tutti, da oltre un secolo e mezzo. Viva Walt Whitman! Walt Whitman vive!
Canto di me stesso – VII
Qualcuno ha mai pensato che nascere è una fortuna?
Mi affretto ad informarlo, uomo o donna, che è una fortuna come morire, io lo so.
Passo attraverso la morte con il morente e attraverso la
rinascita come il neonato lavato appena, e non sono
contenuto tra il mio cappello e i miei stivaletti,
e studio molteplici oggetti, neanche due eguali tra loro e
tutti buoni,
la terra buona e buone le stelle, e buono ciò che sta con esse.
Io non sono una terra, né qualcosa che sta con la terra,
sono il compagno, quello che sta con la gente, tutti
immortali e insondabili come me,
(loro non sanno quanto sono immortali, io lo so).
Ogni specie per sé e per ciò che le appartiene, per me il
mio maschio e femmina,
per me quelli che sono stati ragazzi e amano le donne,
per me l’uomo che è orgoglioso e sente quanto ferisca
l’essere disprezzato,
per me l’innamorata e l’anziana vergine, per me madri e
le madri delle madri,
per me labbra che hanno sorriso, occhi che hanno pianto,
per me bambini e procreatori di bambini.
Svestitevi! Non siete colpevoli, né vecchi né rifiutati,
vedo attraverso il panno e la seta se lo siete o no,
e vado in giro, tenace, avido, instancabile,
e non mi lascio scostare via.
[da Foglie d’erba, Trad. di Giuseppe Conte,
Oscar Classici Mondadori]