Non è un numero interessante quarantanove? Quadrato di un numero magico, a uno zero di distanza dal fatidico settanta volte sette. Non trovo di meglio che delirare sui numeri per introdurre le parole di un poeta che ci porta sull’orlo della follia, che cammina nudo, spavaldo, totalmente indifeso e dunque totalmente vero sul baratro del nostro tempo, del tempo che viene (del tempo che va). I petali dei fiori non si toccano, le corolle come denti di bambini.
“La poesia, coraggiosa come nessun altro, … La poesia entra nel
sogno \ come un palombaro morto \ nell’occhio di dio. “
I cani romantici
A quel tempo avevo venti anni
ed ero pazzo.
Avevo perduto un paese
ma mi ero costruito un sogno.
E possedendo quel sogno
tutto il resto non aveva importanza.
Né lavorare né pregare
né studiare fino a notte fonda
insieme ai cani romantici.
Quel sogno dimorava il vuoto del mio spirito.
Una casa in legno,
nella penombra,
in uno dei polmoni del tropico.
Di tanto in tanto ritornavo dentro me
e facevo visita al sogno: una statua eternata
in liquidi pensieri,
un verme bianco che si contorceva
come in amore.
Un amore senza freni.
Un sogno dentro un altro sogno.
L’incubo mi diceva: crescerai.
Lascerai dietro di te le immagini del dolore e del labirinto
e dimenticherai.
Ma a quel tempo crescere sarebbe stato un delitto.
Sono qui, dissi, insieme ai cani romantici
e qui intendo restare.
Resurrezione
La poesia entra nel sogno
come un palombaro in un lago.
La poesia, coraggiosa come nessun altro, entra e cade
a piombo
in un lago immenso come Loch Ness
o torbido e nefasto come il lago Balaton.
Contemplatela dal fondo:
un palombaro
innocente
avvolto nelle piume
del volere.
La poesia entra nel sogno
come un palombaro morto
nell’occhio di dio.
Roberto Bolaño
[daI cani romantici, Ed. SUR, 2018; le poesie riportate qui provengono da Quaderni di Traduzioni, XII, Luglio-Dicembre 2012 , traduzione di Francesco Marotta]