Sotto il pelo dell’acqua ondeggiano fronde, allungate nella direzione della corrente. Non sono alghe, hanno rami e foglie, per lo più rami sottili e flessuosi e foglie lanceolate come salici, ma anche cuoriformi come tigli. Dal cristallo del fiume, nell’oscurità profonda fra le foglie ci si aspetta di veder comparire i lunghissimi capelli rossi di una fanciulla preraffaellita, che fluttua in quel mondo capovolto, in quella vicinanza irraggiungibile. Non è un meraviglioso mistero che vivano boschi sommersi?
1
Fermati pettirosso, non scappare,
Voglio guardare il tuo occhio splendente,
Non radere a volo la macchia imperlata,
La testa bella, chinata, sfuggente.
2
Fermati, mentre ti parlo, cosa di volo,
Emblema d’amore,
Paziente liscia la tua piccola ala
Mentre t’apro il mio cuore.
3
Quando elargiscono rugiade le notti d’estate,
E soli estivi arricchiscono il giorno,
S’aprono le gemme alle tue note fatate,
Stupefatte di gioia al tuo canto d’intorno.
4
Così, quando lo sguardo di tenebre della gioventù
Dal suo cerchio di luce racconta il piacere,
Le note dell’amore fanno la gioia più
Grande, stupendo il godere.
5
Così, quando l’orrenda tempesta infuria inarrestata
Distruggendo dei campi la ricchezza,
Nulla conforta la foresta devastata
Se non il tuo lieve canto – unica dolcezza.
6
Allo stesso modo incantano le parole d’amore
Quando l’albero del piacere è allo schianto:
Un sorriso dolce cavano di languore,
Tra l’oscurità del dolore e del pianto.
John Keats [da Poesie, a cura di Silvano Sabbadini, Mondadori, Milano]