L’ISTAT ha presentato i dati della mortalità nel 2020 e ha stimato l’impatto della pandemia di Covid 19 in un aumento della mortalità rispetto alla media 2015 – 2019 di 100.526 morti. Nel grafico il totale deceduti per anno e per genere.

Per quanto riguarda le classi di età il dato indica che le classi con il numero maggiore di decessi sono quella superiore agli 85 anni e quella 75-84 anni, ovvero le classi che naturalmente hanno il  numero maggiore di decessi causati dall’invecchiamento.

La grande lotta contro la morte, la lotta più importante per le nostre società, ha subito una dura sconfitta. La natura si è ripresa il controllo di un aspetto della Vita fondamentale: la morte. Abbiamo messo in campo tutte le nostre migliori risorse per sconfiggerla ancora una  volta, vaccini, isolamento sociale e questo ha certamente ridotto l’impatto della pandemia, ma la battagli è costata comunque  100.000 morti in più della media di morti negli ultimi cinque anni. La parola d’ordine è stata ed è proteggiamo i più fragili, gli anziani, soprattutto quelli ricoverati nelle case di riposo, nelle residenze sanitarie assistite. Speriamo che con la vaccinazione di massa degli anziani si riesca a porre un freno alla loro moria.

Comunque rimane sempre una questione che mi assilla: teniamo tantissimo alla vita, vorremmo essere immortali, ma spesso le persone nella nostra società invecchiando incontrano l’isolamento, la solitudine, la perdita di autonomia. Insomma incontrano una vera e propria morte sociale prima della morte fisica. Sulla loro sopravvivenza investiamo milioni di euro, sul loro benessere e la loro inclusione sociale molto, molto meno. Inoltre da anni si sentono le grida di allarme sull’invecchiamento della popolazione, sul costo economico causato dal prolungamento della vita. Perché accade questo, mi domando. Perché tanta agitazione relativa alla morte della popolazione anziana? Certamente esiste un tema etico, ma credo che abbia anche una grande influenza quello che il virus ha compiuto: ha sconfitto, almeno in una battaglia, il biopotere. Questo è quello che ci ha spaventato perché abbiamo creduto in un biopotere, che nei dibattiti viene chiamato scienza, capace di proteggerci dalla morte. Invece in parte ha fallito.

«Intrinsecamente legato al combattimento contro la morte che caratterizza la modernità, il biopotere corrisponde alla logica del controllo securitario, della prevenzione sanitaria e dell’intervento terapeutico che non cessa di intensificarsi nelle nostre società. Che sia questione di norme d’igiene pubblica, di regolamenti di sicurezza, di molteplici proscrizioni alimentari e sportive formulate dai poteri pubblici, la volontà di uccidere la morte è innegabilmente al centro dell’azione del biopotere». Lafontaine C., Il sogno dell’eternità, Medusa edizioni, 2009, p. 35

In questa pandemia abbiamo potuto osservare il dispiegamento di tutta la sua forza, eppure la natura ha vinto la battaglia. Più dei centomila morti credo che spaventi la consapevolezza che la morte non è stata sconfitta, ma solo nascosta e relegata nelle strutture sanitarie, dove continua imperterrita la sua azione di garanzia della sopravvivenza della specie.