Eccoci ad un nuovo approfondimento che ci porterà a scoprire storie in cui il corpo, sempre in rapporto alla morte, diventa protagonista del racconto. In forme e spazi differenti. Oggetto di indagine artistica. Incipit narrativo. Elemento che pervade la storia dal punto di vista estetico. In un momento in cui i corpi sono sempre più al centro dell’attenzione mediatica ed al contempo sono i grandi assenti nel rapporto con la morte, ho provato la curiosità di condividere insieme delle storie che lo portano alla ribalta. Senza voyeurismi gratuiti, ma sempre in una genuina necessità narrativa. Buone letture e buone visioni!

  • Il fiore perduto dello sciamano di K
  • Davide Morosinotto
  • Illustrazioni interne di Andrea Guernieri
  • Edizioni Mondadori, 2019

“Sto per morire. E questa è la verità”. Inizia con parole inappellabili “Il fiore perduto dello sciamano di K”. Immediatamente il lettore, la lettrice, potrebbe pensare, sperare? ad un artificio letterario. Mi spiace però dovervi indicare che non è così. Laila sta davvero per morire. Un incipit simile potrebbe farci immaginare un romanzo intriso di morte e tristezza, ma invece non è così. E’ un romanzo che, come nella realtà, vita e morte danzano insieme. Siamo in Perù nel 1986 quando la nostra protagonista dodicenne viene ricoverata per un problema neurologico. Laila, finlandese, si trova in Sud America a causa del lavoro del padre, un diplomatico. Vorrebbe tornare a casa, ma non è possibile. Obbligata così a stare nella struttura sanitaria e fa la conoscenza di El Rato, un ragazzino “adottato” dall’ospedale. Il ragazzino è l’immagine perfetta dello scugnizzo che racconta bugie, o forme particolari di verità personali…, sempre pronto a trovare le soluzioni giuste, sempre protagonista glorioso dei suoi racconti. Dopo un primo momento in cui i due si annusano a vicenda alcune difese cadono e tra loro nasce un’amicizia. 

Questa situazione di stasi viene però interrotta quando Laila scopre, di nascosto, che i medici hanno finalmente fatto una diagnosi sul suo disturbo.  La patologia è però degenerativa. Questo pone fine alla speranza. Così però non è. El Rato racconta a Laila di un fiore, che si trova nella foresta, che sarebbe in grado di guarire qualsiasi malattia. E lui, naturalmente, sa come trovarlo. 

Inizia così l’avventura dei due e della loro corsa contro il tempo. Un percorso che Davide Morosinotto riesce a raccontare senza cadere in vittimismi e pietismi. Ci sono il dolore, la paura, il terrore. Ma anche la forza di volontà, i momenti di gioia, le scoperte. E c’è il corpo di Laila. Che cambia, peggiora, che necessita adattamenti da parte sua e aiuti da parte di El Rato. E che viene esplicitato e fatto vivere alle lettrici e lettori anche con le forme grafiche del testo, elemento sicuramente interessante. 

Ultimo consiglio. Meglio non cercare un messaggio, un ammonimento morale in questo libro. E’ lo stesso autore ad indicarlo in una intervista quando gli viene chiesto se volesse comunicare qualcosa in particolare:

“Io odio i libri che vogliono mandarti un messaggio. Per quello esiste WhatsApp, che è molto più veloce e anche più onesto. A me interessava solo conoscere la storia di Laila ed El Rato. In particolare, ero curioso (sarebbe più giusto dire: spaventato) di sapere se questa strana coppia sarebbe riuscita ad arrivare in fondo al viaggio, e cosa sarebbe successo lì.” 

Emanuele Ortu 

  • Per approfondire:

Intervista a Davide Morosinotto

Per sentirlo in dialogo con bambine e bambini 

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