La Leggenda del Ponte dell’Arcobaleno narra che, dall’altra parte dell’arcobaleno, esiste un posto chiamato Ponte dell’Arcobaleno. Quando un animale muore ed è stato particolarmente vicino a qualcuno, si dice che vada lì, dove ci sono prati e colline per tutti i nostri amici speciali, cosicché essi possano correre e giocare insieme. I sintomi di dolore acuto conseguenti alla perdita di un animale da compagnia, possono durare da uno a due mesi o persistere fino ad un anno. Sebbene il dolore per questo tipo di perdita possa essere tanto intenso e lungo, quanto quello di una persona significativa, il processo dell’elaborazione del lutto si evolve in modo diverso, poiché risente delle influenze culturali. Essendo un lutto che viene minimizzato dalla comunità, di conseguenza viene a mancare un vero e proprio supporto sociale, elemento fondamentale e decisivo per agevolare l’elaborazione di qualsiasi lutto. Nell’ambito lavorativo ad esempio, la Legge italiana n. 53/2000, articolo 4 e il relativo regolamento di attuazione D.M. 21.07.2000 n. 278, sancisce le disposizioni per richiedere il permesso per il lutto che riguarda solo i parenti entro il 2° grado. Di conseguenza non è previsto un tempo per assentarsi da lavoro, a causa della morte di un animale d’affezione. D’altra parte il tempo non viene richiesto nemmeno indirettamente al datore di lavoro, poiché negli individui prevale il timore di essere giudicati emotivamente deboli, privi di maturità o eccessivamente sentimentali. Inoltre, le persone riportano sentimenti d’imbarazzo e vergogna per la grande sofferenza che provano e, di conseguenza, esitano a rivelare i propri sentimenti, confidandosi di rado con i familiari e gli amici più stretti. Questa ulteriore vergogna, complica il processo di recupero, rendendolo più lungo e complesso di quanto potrebbe essere. Il New England Journal of Medicine dell’ottobre 2017, riportò che una donna dopo la morte del suo cane, sperimentò la cosiddetta Sindrome di Takotsubo o del cuore infranto, una condizione in cui la risposta al dolore è così grave che la persona manifesta sintomi simili ad un attacco cardiaco: il livello ormonale può arrivare addirittura ad essere 30 volte superiore al normale. Perdere un animale domestico può quindi lasciare nella nostra vita vuoti significativi che dobbiamo riempire: può cambiare la nostra routine quotidiana, causando effetti a catena che si estendono oltre all’atto della morte. Prendersi cura di un animale, infatti, crea responsabilità e organizzazione delle attività giornaliere di chi vive con lui ed è chiamato ad occuparsene, nel momento in cui viene a mancare si rompe una routine. Quest’ultima è caratterizzata non solo dalla responsabilità ma anche dalla compagnia, dal significato fornito ad ogni azione nei confronti della creatura e da un benessere emotivo e psicologico, supportato dalla relazione con essa. A questo proposito, è risaputo e scientificamente condiviso, che gli animali alleviano sintomi d’ansia e combattono stati d’animo depressivi. Quasi tutti i giovani hanno dichiarato di avere o aver avuto un animale domestico e in alcuni casi anche di averlo perso per svariate cause, da quelle naturali a quelle più tragiche. E’ purtroppo emerso che le famiglie, mosse dalla cultura della velocità, del nascondere la morte, di togliere apparentemente ogni dolore e sofferenza ai bambini, hanno subito sostituito l’animale con un altro simile. Questo, oltre a non favorire una normale elaborazione del lutto attraverso tutte le sue fasi, trasmette un messaggio confuso e insidioso ai giovani ovvero che sarebbe giusto mettere a tacere le emozioni negative semplicemente distraendosi da esse o, peggio ancora, che ogni cosa può essere sostituita con facilità. Ciò porta ad una svalutazione degli affetti perché basterebbe sostituirli e ad illudere ad una facilità della vita che non è reale. Il recupero psicologico, conseguente alla perdita di un animale domestico, dovrebbe invece, come in tutte le forme di dolore, imporre all’individuo di riconoscere i cambiamenti conseguenti alla privazione e a trovare i modi adeguati per affrontarli, attraversando prima di tutto le emozioni.
Giada Zucchini