Regia: Pif

Genere: Commedia

Tipologia: Vittime della mafia

Interpreti: Cristiana Capotondi, Pif, Ginevra Antona, Alex Bisconti, Claudio Gioé, Ninni Bruschetta

Origine: Italia

Anno: 2013

Trama: Arturo ha pochi anni e un segreto romantico che condivide con Rocco Chinnici, giudice e vicino di Flora, la bambina che gli ha incendiato il cuore. Nato a Palermo, Arturo è stato concepito il giorno in cui Totò Riina, Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella e altri due uomini della famiglia Badalamenti, uccisero Michele Cavataio vestiti da militari della Guardia di Finanza. Da quel momento e da che si ricordi la sua vita, spesa a Palermo, è stata allacciata alla Mafia e segnata dai suoi efferati delitti. Cresciuto in una famiglia passiva, in una città ‘muta’ e tra cittadini incuranti dei crimini che abbattono i suoi eroi in guerra contro la Mafia, Arturo prova da solo a produrre un profilo e un senso a quegli uomini contro e gentili che gli offrono un iris alla ricotta (il commissario Boris Giuliano) o gli concedono un’intervista (il Generale Dalla Chiesa). L’unico che proprio non riesce a incontrare, ma di cui ritaglia e colleziona foto dai giornali, è il premier Giulio Andreotti, che da una trasmissione televisiva gli impartisce un’ideale lezione sentimentale da applicare al cuore della piccola Flora. Gli anni passano, la Mafia cresce in arroganza e crudeltà e i paladini della giustizia vengono falciati, sparati, esplosi. Soltanto Arturo rimane uguale a se stesso, ossequiante e ‘svenduto’ in una televisione locale e nella campagna elettorale di Salvo Lima. Ma la morte di Giovanni Falcone e quella di Paolo Borsellino lo risveglieranno da un sonno atavico e dentro una città finalmente cosciente.

Recensione:  Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, debutta al cinema con una storia scomoda perché chiama in causa responsabilità collettive che costringono a interrogarsi sull’identità culturale del Paese, sul suo passato e sul suo futuro. Aiuto regista di Marco Tullio Giordana nel 2000, lo ha accompagnato nei cento passi che separavano l’abitazione di Peppino Impastato da quella del boss Tano Badalamenti. E di quel film l’opera prima di Pif ha l’urgenza e la necessità di raccontare una pagina drammatica che non deve essere dimenticata perché rompe col silenzio e con l’omertà, un contratto sociale basato sulla connivenza. Costruito come un romanzo di formazione, La mafia uccide solo d’estate trova la sua rilevanza in quello che racconta e la sua forza in come lo racconta e come rappresenta la mafia senza indulgenze celebrative. Pif contempla il fascino sinistro dell’eroe del male, incarnato nel film da Giulio Andreotti e allargato a una lunga serie di “persone perbene” e istituzionali fino alla bassa macelleria criminale, scartando i sentimenti retorici e i cliché che veicolano l’idea dell’immutabilità della Mafia. Nato in una regione incline al fatalismo come la Sicilia, Pif fa qualcosa di più che dimostrare la parabola discendente di Cosa Nostra, scegliendo come protagonista un ragazzino che coltiva sogni, speranze e illusioni e che imparerà a sottrarsi alle regole del gioco sentendosi e volendosi “diverso” rispetto alla cultura diffusa di cui la criminalità organizzata è espressione. I padrini forti e arcaici visti sempre nella loro sacralità di potenti e cattivi vengono “rovesciati” in una storia drammaturgicamente valida e capace di scendere dentro le cose. La Mafia uccide solo d’estate capovolge il comico in tragico ricordandoci che ribellarsi è possibile.

Il film ha ottenuto 8 candidature e vinto 4 Nastri d’Argento, 9 candidature e vinto 2 David di Donatello. E’ stato premiato a Torino Film Festival, ha vinto un premio ai European Film Awards. E’ stato premiato a 8 ½ Cinema Italiano. In Italia al Box Office La mafia uccide solo d’estate ha incassato 4,7 milioni di euro.

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