A cosa si riferisce Bauman quando usa il grande fratello come metafora? Grande Fratello e di altri reality basati sull’eliminazione dei concorrenti? L’eliminazione che avviene spesso in modo casuale, senza particolare meriti o colpe appare come una rappresentazione demistificata, edulcorata del destino dell’uomo che arriva alla sua morte dopo una serie più o meno lunga di abbandoni, di perdite. Osserviamo attraverso lo schermo l’uscita di scena ad uno ad uno dei protagonisti, e di loro spesso non rimane altro che un vago ricordo. Appare proprio una forma di addestramento alla solitudine, alla perdita e in ultima istanza al lutto. Questo addestramento è forse il modo che ha inventato la società liquida per gestire la paura della morte: banalizzandola fino quasi a farla scomparire.
Scrive Bauman «Ciascuno di noi è legato ad altri intorno a sé dai fili della simpatia e dell’intimità di cui sono intessute le relazioni tu-io. Si dà il caso, tuttavia, che gli altri facenti parte di questo selezionato gruppo muoiano, scompaiano, a uno a uno, dal nostro mondo, portando con sé nella non-esistenza il proprio mondo [..] Man mano che questi altri, uno dopo l’altro, se ne vanno, i nostri mondi, i mondi dei sopravvissuti, perdono, pezzo dopo pezzo, il proprio contenuto. Chi ha vissuto a lungo e ha visto i propri cari andarsene si duole per la marea crescente della solitudine: l’esperienza misteriosa e inusitata del mondo vuoto, altra indiretta introspezione nel significato della morte».
Secondo il sociologo la scomparsa del compagno di vita può essere descritta come esperienza di morte di secondo grado. Ma una fine analoga a quella del mondo condiviso «tu-io» può essere causata anche da qualcosa di diverso dalla morte fisica. La rottura di una relazione recide un legame interumano e, sebbene dovuta ad altre ragioni, essa potrebbe dunque essere definita un’esperienza di morte di terzo grado.
«La morte stessa è banalizzata per procura quando quel surrogato di second’ordine, l’esperienza di morte di terzo grado, diventa un fatto ripetuto più volte e ripetibile all’infinito. È quanto accade quando i legami umani diventano fragili e provvisori, hanno scarse o inesistenti speranze di stabilità e sono fin dall’inizio spaventosamente facili da sciogliere quando si voglia, senza preavviso o quasi»
La vita si trasforma così in una quotidiana prova di morte e di vita dopo la morte. L’alterità assoluta che distingue l’esperienza della morte diviene una caratteristica ordinaria della quotidianità, ormai spogliata di ogni mistero.