Ad un anno dalla scomparsa di Luis Sepulveda, il solo modo di celebrare la vita di un uomo straordinario è quello di ripercorrere le sue parole d’amore, che non ha mai esitato a trovare nonostante i lunghi anni passati nel Cile divorato dalla dittatura parlassero di morte, dolore e miseria. Sommare è unire, non più due unità separate anche se vicine, ma una cosa sola, con un’unica provenienza ed un unico destino. I colori che riflettono l’ingenua volontà degli occhi ci ricordano che niente è mai come appare e che ciascun essere umano è sempre più di quel che si riesce a cogliere. La ragione dei passi non è la meta, ma la possibilità di percorrere la strada, anche la più impervia e tortuosa, perché ci sono viaggi che possono cambiare la vita e condurla più lontano di quanto avessimo previsto. La strada più breve fra due punti è il cerchio, senza angoli, senza pendenze, senza sopra e senza sotto, perché così è un po’ la vita, si parte da un punto e a quel punto si ritorna, perché la sensazione di allontanarsi dalla vita e dalla morte è solo un’illusione. Cercare di disfare l’eco del tuo addio è impossibile. Esistono parole capaci di cambiare per sempre la vita delle persone. Di toccare l’animo umano nel profondo, fino a fargli desiderare che il mondo non sia più quello di prima. E nel mondo di oggi, quello in cui siamo rimasti senza di te e senza tutti quelli di cui sentiamo la mancanza, questo desiderio è il più grande di tutti i peccati, il più grande di tutti i reati. Tu hai combattuto. Anche alcuni di noi vogliono combattere. Ma quant’è dura questa battaglia senza di te.
L’ultimo suono del tuo addio,
mi disse che non sapevo nulla
e che era giunto
il tempo necessario
di imparare i perché della materia.
Così, tra pietra e pietra
Seppi che sommare è unire
E che sottrarre ci lascia
Soli e vuoti.
Che i colori riflettono
L’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
Implorano la fame dell’udito.
Che le strade e la polvere
Sono la ragione dei passi.
Che la strada più breve
Fra due punti
È il cerchio che li unisce
In un abbraccio sorpreso.
Che due più due
Può essere un brano di Vivaldi.
Che i geni amabili
abitano le bottiglie del buon vino.
Con tutto questo già appreso
Tornai a disfare l’eco del tuo addio
E al suo posto palpitante a scrivere
La Più Bella Storia d’Amore
Ma, come dice l’adagio
Non si finisce mai
Di imparare a dubitare.
E così, ancora una volta
Tanto facilmente come nasce una rosa
O si morde la coda una stella fugace,
seppi che la mia opera era stata scritta
perché La Più Bella Storia d’Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi.