Non abbiate fretta o paura di “disturbare”
- “Vi disturberò solo per un’oretta”
- “Ci metteremo poco tempo”
- “Non preoccupatevi, faremo presto”
Frasi come queste, che potrebbero sembrarvi rispettose, in realtà tolgono professionalità a ciò che vi accingete a fare.
Ricordate che le famiglie che hanno richiesto il vostro servizio di scrittura sentono la necessità di raccontare chi era la persona che hanno perso e non hanno paura di “perdere tempo”.
Anzi, hanno bisogno di un professionista che li accolga e dedichi loro tutto il tempo necessario, senza alcun imbarazzo.
Non fate subito domande sulle cause della morte
Il vostro obiettivo sarà ascoltare i racconti sui ricordi più belli legati alla persona scomparsa, sui momenti più importanti della sua vita, sui suoi valori.
Tutti i dettagli specifici sulle cause della morte potranno emergere nel corso dell’incontro, ma non dovranno mai essere il focus delle prime domande, perché potrebbero solo appesantire l’atmosfera e spostare l’attenzione sui ricordi più tristi.
Non mettetevi mai al centro dell’attenzione
- “Vi posso capire, è successo anche a me che…”
- “Anch’io ho provato lo stesso in quell’occasione in cui…”
- “Vi voglio raccontare di quella volta che…”
So che può sembrare normale, per rompere il legittimo imbarazzo che si prova di fronte al dolore di altri, parlare delle proprie esperienze e voler dimostrare di capire l’altrui sofferenza.
Ma chi soffre difficilmente ha voglia di ascoltare.
Non ha le energie necessarie, sente solo il forte bisogno di essere ascoltato e capito.
Per questo tendo a parlare del concetto di “Spersonalizzazione dell’Eulogy writer“: le esperienze dello scrittore devono andare in secondo piano, in favore di un ascolto attivo che valorizzi e renda protagonisti solo i racconti di chi è in lutto.
Non incoraggiate l’altro a essere forte
- “Siate forti, passerà”
- “State su di morale”
- “Cercate di andare avanti”
Non esiste un modo solo per affrontare il dolore, ognuno ha il suo.
Di certo, però, per trovare la propria via è necessario “stare” nel dolore e considerare tutte le emozioni che si stanno vivendo, anche le più negative, come qualcosa di normale.
Gli incoraggiamenti descritti sopra rischiano di far sentire la persona in lutto inadeguata, visto che difficilmente troverà subito il modo di “superare” e “reagire”.
Puntate semplicemente su frasi che facciano sentire i vostri interlocutori compresi e “nel giusto”, perché ciò che stanno provando è del tutto legittimo.
Non confortate con riferimenti al destino o alla religione
- “Sarà sicuramente in paradiso”
- “Era il progetto di Dio”
- “Un giorno lo/la rivedrai in cielo”
- “Era destino che dovesse andare così”
Queste frasi potrebbero creare disagio sia in una persona credente che in una atea.
Quando si perde qualcuno di molto caro, tutte le certezze vacillano e si fatica a trovare conforto immediato all’idea che quello che è successo faccia parte di progetti “più alti”:
ciò che prevale è solo il dolore e frasi come queste potrebbero accentuarlo e far provare un forte senso di rabbia e impotenza.
Limitatevi solo ad ascoltare e a far parlare i vostri interlocutori mediante le giuste domande.
Non sdrammatizzate
- “Adesso ha finito di soffrire”
- “Forse è stato meglio così”
- “E’ successo a tutti di perdere qualcuno”
Credetemi, per le famiglie in lutto non esiste nessun lato “positivo”.
In situazioni di grande sofferenza è quasi impossibile pensare che “le cose dovevano andare così”, sarà, forse, una consapevolezza che arriverà con il tempo.
Limitatevi a dire che potete solo immaginare il loro senso di sconforto e che proprio per questo siete lì, per fare in modo che si renda omaggio al defunto nel migliore dei modi.
Non dimostratevi troppo vicini o troppo lontani
Da una parte, meglio evitare abbracci o gesti di consolazione troppo informali.
Dall’altra, niente computer per prendere appunti, creerebbe un senso di eccessiva distanza.
Sedetevi vicini a coloro che vi stanno parlando, guardateli negli occhi, prendete appunti molto sintetici su un taccuino:
nulla fa sentire gli altri accolti come la “giusta vicinanza” di chi ascolta con corpo, mente e cuore.
Laura Bertaglia, Eulogy writer, celebrante funerali laici e formatrice