Se ascoltiamo le nuove generazioni e i loro care-givers ci raccontano spesso di un’evoluzione importante dell’idea di coppia, di stereotipi di genere, ruoli, della danza per la ricerca dell’altro/a, dell’incastro alla base della coppia e della fine del legame d’amore. Un’idea a volte distante da quella chiara e ben delineata nella sua evoluzione di “amore romantico” figlia di cultura patriarcale che comunque ha ancora forti strascichi soprattutto nei momenti di conflitto/tensione/fine del legame.
“Beh finalmente adesso vado in discoteca, giro e poi aspetto che loro vengano da me, io non ne ho voglia e ho visto che tanto sono le ragazze a buttarsi … e quindi mi baciano loro poi se ne vanno” (Alessandro, 16).
“Beh ieri sera ne ho baciati tanti/e, ma non trovo nessuno e non voglio menate, nessuna persona mi sta interessando davvero ma sto provando a capire e capirmi…” (Sofia, 17 anni).
“Ma dov’è il cacciatore? Mia nonna mi aveva insegnato che agli uomini piace cercare le proprie prede…e tu dovevi “nasconderti/tirartela” un po’ no? Adesso non capisco più nulla del mondo di mia figlia…saranno tutti vegani?! Provo ad ascoltarla ma faccio fatica a capire che forse ha ragione lei, forse è importante pensi prima a sé stessa e al suo futuro di donna. (Mamma di una ragazza di 18 anni)
Il centraggio nei/lle ragazzi/e non appare più sui ruoli ben delineati, su distinzioni tra maschi e femmine inquadrate sul “mettere su famiglia” ma piuttosto su spinte personali, di realizzazioni individuali mutevoli a seconda del momento e del ciclo della vita di coppia. L’idea dello stare insieme sembra mantenere l’idea della condivisione basandosi sull’ apertura dell’incastro della coppia per conservare aree di autonomia. Come emerge in un interessante ricerca del centro Minotauro (2018), “fin dalla ricerca dell’altro/a la coppia appare “narcisistica” dove è importante mantenere i propri spazi come base per la sua durata e per la realizzazione del proprio Sé. La coppia si fonda sull’amore e sulla stima reciproca; se questi elementi vengono meno, non ha ragione di continuare ad esistere. Ai più giovani la coppia fornisce sostegno per uno dei compiti evolutivi adolescenziali: il passaggio dalla dipendenza infantile all’emancipazione adolescenziale. Il nuovo legame funge da sostegno narcisistico, fornendo vicinanza e rispecchiamento che proteggono dalle ansie che derivano dalla separazione psichica dai genitori. La dipendenza dal partner si attenua con la crescita, lasciando spazio a un legame la cui durata è garantita dalla capacità di preservare ambiti di reciproca autonomia; in questa fase, i bisogni di soggettivazione e realizzazione personale devono integrarsi con le esigenze di condivisione della coppia. La difficoltà a trovare un equilibrio fra bisogni narcisistici e oggettuali è testimoniata dalla fatica a definire in modo univoco lo spazio di condivisione necessario alla coppia per costruire un futuro condiviso” (Minotauro, 2018). Il cambiamento culturale sotteso è potentissimo e in costante evoluzione. La destabilizzazione per tanti care-givers e per tanti ragazzi/e anche.
Un ulteriore cambiamento/difficoltà che si delinea in modo sempre più massiccio è la difficoltà di sfuggire l’altro dopo una rottura. Tentativo molto umano ma nell’era digitale quasi impossibile. Innanzitutto, la quantità di ricordi digitali (conservati in vari telefoni, tablet, pc, e-mail, smartphone/app …) sembra essere smisurata rispetto alle piccole scatole dei ricordi che venivano spostate in solai o nei cassetti. Inoltre, spesso queste memorie virtuali non sono più tanto personali, poiché vengono condivise, postate su diversi blog, social e come eliminare le storie in evidenza ma non cancellarle completamente se ad inserirle sono state altre persone? Lo spostamento/archiviazione dell’ex nella memoria sembra essere sempre più arduo da compiere con la conseguenza di rendere più impegnativa l’elaborazione del lutto della separazione. Nel passato i momenti più delicati del lasciarsi sembravano essere: “sfilarsi l’anello” oppure “incontrare l’ex con una nuova ragazza/o”. Ora tali momenti si sono dilatati in campo virtuale e hanno a che fare con l’inserire lo stato di “single”, vedervi comparire lo “stato di fidanzato ufficializzato” dell’ex-compagno (con foto, video, post e commenti di amici e non), cancellare numeri di telefono per non seguire l’ex quotidianamente su smartphone o vedersi bloccati in questi accessi, seguire virtualmente l’ex su vari social network spinti da una piccola regressione/curiosità che, però, riapre facilmente ferite non ancora ben chiuse, speranze o attese. Allontanarsi dai social per proteggersi può essere molto difficile, anche a causa di promemoria on line che vengono prodotti in automatico dai sistemi; prendere una pausa da tali sistemi nel momento separativo potrebbe essere una buona strategia (Barrocu, 2021). In tali cambiamenti quando ragazzi/e incontrano la fine dell’amore e la sofferenza separativa a volte sembrano centrarsi (modello di Emery, 2016) su una sola emozione.
- Amore/nostalgia oppure tristezza che possono portare a forti sentimenti depressivi, atti di autolesionismo/restrizioni alimentari e/o tentativi di suicidio derivanti da ferite narcisistiche inesprimibili a parole ma solo con agiti potentissimi;
- Rabbie e sentimenti di vendetta: sia reali/fisici (attacchi e deformazioni permanenti al viso/corpo dell’altro/a) che attraverso l’utilizzo dell’on line (condivisione di foto intime/revenge-porn) con una sorta di rivendicazione di possesso dell’altro/a che se non più posseduto/a si desidera “distruggere”;
Diventa importante creare modelli alternativi in cui sia possibile imparare ad affrontare la perdita e il dolore, senza negarne il peso, senza viverli come ferita narcisistica/fallimento cocente ma ricordandosi che la coppia si fa in due, ci si unisce in due e ci si separa in due. Una sorta di narcisismo “maturo” che può permettere di vedere l’altro non come posseduto/oggetto, ma come distinto dal proprio Sé e che può fare scelte proprie. Tali posizioni interne potranno aiutare ad integrare tutte le emozioni presenti nelle separazioni (amore, tristezza e rabbia), facendo comparire posizioni meta più mature di “com-passione” per sé e per l’altro nella certezza che entrambi hanno fatto del loro meglio. Tutto questo può fare accedere anche alla dimensione del perdono di sé e dell’altro, nella certezza e nella speranza che tutto scorre: dopo essere stati male dopo la rottura di un legame e dandosi un po’ di tempo, le emozioni varieranno, sia attenueranno, le si potrà sperimentare in maniera completa scoprendone tutte le carte.
Licia Barrocu, psicologa e psicoterapeuta, docente del Master Tutela, diritti e protezione dei minori
Barrocu L. (2021), “Proteggere i figli e sostenere le loro famiglie nelle separazioni”, in Tutela, diritti e protezione dei minori – Una lettura psico-socio-giuridica (a cura di) Paola Bastianoni.
Emery R.E. (2016), La verità sui figli e il divorzio. Gestire le emozioni per crescere insieme, FrancoAngeli, Milano.
Rivista Minotauro, 2018, I, 7, 70-80 79 Baroni S., De Monte G., Gastaldi S., Riva E., Turuani L., Zanella T. Crescere nella coppia delle differenze di valori e interessi fra i partner.