Regia: Gianluca Maria Tavarelli

Genere: Biografico

Tipologia: Vittime della mafia

Interpreti: Giorgio Tirabassi, Ennio Fantastichini, Andrea Tidona, Giulia Michelini, Santi Bellin

Origine: Italia

Anno: 2004

Trama: Nel 1980 Paolo Borsellino viene incaricato dell’istruttoria e delle indagini iniziate dal capitano dei carabinieri Basile, ucciso a sangue freddo a Palermo dopo aver consegnato un dossier sulle attività delle varie cosche mafiose, in particolare di quella dei Corleonesi capeggiata da Totò Riina. Si istituisce una squadra – che costituirà il famoso pool antimafia – e Borsellino pensa immediatamente ai giudici Chinnici e Falcone e ai giovani commissari Montana, Cassarà, Di Lillo e Guarnotta. Le indagini del pool portano a due chimici francesi, assoldati per raffinare un’enorme quantità di morfina acquistata in Turchia e destinata ad essere rivenduta come eroina. Si scopre poi che le più importanti banche sono coinvolte nel riciclaggio del denaro proveniente dallo spaccio della droga. Mentre i magistrati e i loro collaboratori mettono in luce una rete sempre più fitta, la loro vita privata viene sempre più esposta a minacce. Tutti loro, e le loro famiglie, vengono messi sotto scorta e la loro vita cambia radicalmente. Paolo Borsellino, accusato dalla moglie e dai suoi figli di non essere più presente in famiglia come prima, vede la sua figlia maggiore, Lucia, ammalarsi sempre più gravemente di anoressia. Quando il giudice Chinnici rimane vittima di un attentato dinamitardo, Lucia, che era molto legata anche a lui, peggiora e tutto il pool cade in preda alla paura. Il giudice Caponetto chiede di essere trasferito da Firenze a Palermo e, avendo saputo dell’arresto del capomafia palermitano Buscetta, fuggito in Brasile per salvarsi dalle faide in atto, suggerisce a Falcone di contattarlo per ottenere la sua collaborazione in qualità di pentito. Buscetta accetta e le sue rivelazioni portano all’arresto di molti mafiosi e Falcone e Borsellino ottengono di istituire un maxiprocesso. Sono stati svelati, però, troppi segreti e mentre i commissari Montana e Cassarà vengono uccisi, i due magistrati sono costretti a trasferirsi in Sardegna, nel carcere di massima sicurezza dell’Asinara, dove continuano a lavorare all’istruttoria. Il maxiprocesso, tenuto in un’aula-bunker, porta al rinvio a giudizio di settecento imputati. Falcone e Borsellino decidono di ricominciare le loro indagini dal piccolo centro di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, sede degli scambi mafiosi tra la Sicilia e gli Stati Uniti. Nel novembre 1991, Falcone lavora al progetto di una Super Procura Centrale e Borsellino indaga a Marsala, dove è stato trasferito dopo essere stato nominato procuratore, e viene a sapere da un pentito di essere nel mirino della mafia. Lui, i suoi sostituti e i cinque uomini della scorta, sono tutti in pericolo di vita. Quando il suo collega, e amico, Falcone viene ucciso da un attentato dinamitardo mentre percorre in macchina il tragitto autostradale che lo porta dall’aeroporto di Punta Raisi a Palermo, Borsellino, consapevole che gli rimane poco tempo, decide di proseguire le indagini iniziate da Falcone. Arriva la notizia dell’arrivo di un carico di dinamite destinato a lui e della presenza di Totò Riina a Palermo per cui Borsellino decide di congedare i suoi cinque uomini di scorta, ma loro rifiutano. Tra i suoi collaboratori ci sono due traditori. La morte attende lui e la sua scorta in via D’Amelio il 19 luglio 1992, dopo una visita alla sua anziana madre.

Recensione: Paolo Borsellino è una miniserie televisiva (due puntate da 100 minuti) del 2004, diretta dal regista Gianluca Maria Tavarelli e andata in onda su Canale 5  l’8 e il 9 novembre 2004. Ambientata a Palermo, narra la storia dal 1980 al 1992 del pool antimafia dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sotto la guida di Rocco Chinnici, e successivamente dal giudice Antonino Caponnetto, nella disperata e impegnata guerra contro la mafia. Il giudice Paolo Borsellino apprende dalle indagini del capitano dei carabinieri Emanuele Basile, in seguito assassinato in un agguato, della prossima alleanza tra la mafia cittadina e quella corleonese. Insieme ai colleghi Giovanni Falcone e Rocco Chinnici, Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta e ai commissari Giuseppe Montana e Ninni Cassarà, Borsellino crea un pool investigativo sulla “nuova” mafia dedita al traffico di droga e in grande espansione, grazie all’appoggio di banchieri e politici locali. I successivi clamorosi arresti trasformano Borsellino e i suoi collaboratori in un bersaglio della mafia. Il primo a cadere sarà Rocco Chinnici nel 1983, per un’autobomba nei pressi della propria abitazione. Intanto le rivelazioni del boss pentito Tommaso Buscetta portano al primo maxiprocesso, che decapiterà Cosa Nostra; il pool si trova ad essere esposto a un rischio enorme: i commissari Montana e Cassarà vengono assassinati a distanza di pochi giorni nell’estate del 1985, mentre la vita blindata dei superstiti si fa sentire con tutto il suo peso sulla famiglia Borsellino: è in particolare la figlia adolescente del giudice a pagarne il prezzo più alto, ammalandosi di anoressia nervosa. Nei primi anni novanta Giovanni Falcone ottiene la creazione a Roma della Direzione nazionale antimafia, ma viene ucciso insieme alla moglie Francesca Morvillo e alla scorta, prima di poterne assumere la direzione. Ormai consapevole della fine prossima, e della presenza di traditori nello stesso Palazzo di Giustizia, Borsellino si isola sempre di più, continuando le indagini dei colleghi e cercando, per quanto possibile, di preparare i familiari e i fedeli agenti della scorta all’inevitabile fine, che avverrà il 19 luglio 1992 con un attentato mafioso in via d’Amelio, a Palermo.

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