Non possono più stare per strada, ma questo non significa che molte donne non siano più costrette a vendersi. Da quando è iniziata la quarantena si sono moltiplicate le videochiamate hot. Sono oltre settantamila le prostitute in Italia: di queste il 90% è di origine straniera ed il 10% sono minorenni. Alcune di queste si sono trasferite a casa dei loro aguzzini e clienti, divenendo schiave sessuali a tempo pieno. Altre stanno contraendo debiti che potranno estinguere solo continuando a prostituirsi per un tempo inquantificabile. Queste donne appartenevano alle categorie degli invisibili prima del virus; a maggior ragione risultano invisibili oggi che sono scomparse dalle strade per nascondere i soprusi che subiscono tra i rispettabili muri delle città deserte. La maggior parte di loro non ha di che mangiare, non riesce a pagare l’affitto e nemmeno le bollette. Molte di loro non hanno una posizione regolare in Italia e devono vivere all’ombra di protettori che fanno pagare loro ancora più cara la necessità di farsi sfruttare. Ad abusare di loro non sono solo i loro clienti, ma un’intera società che continua a voltarsi dall’altra parte, comportandosi come se tutto questo non esistesse. I mezzi di sussistenza straordinari approvati a livello nazionale e locale sono insufficienti, poiché spesso sono erogabili solo a coloro che dimostrano di avere la residenza in un determinato comune. E così continuano ad essere dimenticati proprio coloro che sono più soli e avrebbero ancora più bisogno di aiuto. Quale può essere il destino di queste donne sole, senza un tetto sopra la testa, senza la possibilità di provvedere al loro sostentamento, a volte nemmeno a quello dei loro figli? La prostituzione diviene spesso una spirale dalla quale non si esce.

Monica Betti

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