A Monster Calls
Regia di Juan Antonio Bayona
“Questa è una storia come tante, comincia con un ragazzo troppo grande per essere un bambino e troppo piccolo per essere un uomo”
A dircelo, con una frase iniziale che è anche dichiarazione d’intenti, è la voce calda e profonda che Liam Neeson presta (ma sarebbe meglio dire “dona”) al “mostro che chiama” del titolo originale, un albero animato, gigantesco ed antropomorfo.
Il ragazzo in questione è invece lo sventurato Conor O’Malley, colto qui, proprio alle soglie dell’adolescenza, nel momento più difficile della sua vita: la mamma, malata di cancro, sta per morire, e a scuola, come se non bastasse, è vittima della quotidiana violenza di un gruppo di bulli.
L’incontro tra i due avviene una notte, quando proprio l’albero che Conor scorge dalla finestra della sua cameretta prende vita, raggiunge l’abitazione e lo afferra, cingendolo con la sua mano legnosa. Le sue intenzioni non sono però cattive come potrebbero sembrare. Vuole in realtà solamente raccontargli qualcosa: tre storie, per l’esattezza, una per ogni volta in cui verrà a fargli visita, rigorosamente sette minuti dopo le 12. A seguito di questi tre racconti dal valore, a suo dire, didattico, però, il mostro pretende che sia il ragazzo a racconatargliene uno, quello più importante di tutti, la verità che egli nasconde intimamente.
La pellicola è l’adattamento cinamatografico dell’omonimo romanzo del 2011, vincitore nel 2021 della Carnegie Medal e della Kate Greenway Medal per il miglior libro per bambini, scritto da Patrik Ness anche sceneggiatore del film.
L’intera recensione la trovate su: https://www.lascimmiapensa.com/2017/05/06/7-minuti-dopo-la-mezzanotte-recensione-in-anteprima-no-spoiler/