I bambini e i ragazzi orfani di femminicidio, la cui quotidianità è stata tragicamente sconvolta, hanno la necessità di ripristinare al più presto delle routine che li aiutino a ritrovare prevedibilità e sicurezza nel contesto in cui sono inseriti.
Tornare a scuola appena possibile è per questo molto importante, ma è un passaggio che richiede cura e attenzione.
Il femminicidio è un evento che sconvolge tutta la comunità e anche gli insegnanti, i compagni e i loro genitori rimangono senza parole davanti a questa violenza, e non sanno come comportarsi.
Mamma, te la ricordi Sabina? Quella bimbetta sempre sorridente che faceva tantissimi scherzi? Anche sua mamma è morta, lo sai, l’anno scorso…Quando è morta siamo stati vicini a lei, andavamo a trovarla a casa… È stato bellissimo, erano tutti molto affettuosi e premurosi con lei… Il suo papà è stato carinissimo con tutti noi, è venuto un giorno a scuola a raccontarci che sua moglie era morta per una brutta malattia, ma che Sabina aveva ancora tutta la sua famiglia e la sua classe e quindi ci ringraziava. È stato bellissimo, erano tutti molto affettuosi e premurosi con lei. Sai, non mi ricordo che hanno fatto la stessa cosa quando papà ti ha uccisa.
Non ne parlava nessuno; se io facevo domande, tutti facevano finta di nulla e cambiavano discorso. Mi ricordo anche di qualche insegnante che mi guardava con uno sguardo pieno di pietà… Non ho mai avuto qualcuno che mi abbia abbracciato, detto una parola giusta. Sentivo addirittura qualcuno che mormorava: “Lei è la figlia di…”, “eh, sì, quello là, che tragedia, e chi lo avrebbe mai detto…” (Alessia, 10 anni, in Baldry, 2018).
Per evitare che situazioni come queste accadano, e fare in modo che l’orfano non rimanga isolato nel suo dolore, la rete dei servizi territoriali deve farsi carico anche del contesto scolastico.
Agli adulti vanno offerti strumenti e parole per affrontare l’evento con i bambini, ai compagni di classe è necessario dire la verità, va data la possibilità di esprimere le emozioni legate all’accaduto e trovare con loro le modalità più opportune per essere vicini all’amico in un momento così difficile.
La morte della mamma anche a scuola non deve essere un tabù, non si può negare quello che è successo e cancellare le ricorrenze, anche se dolorose (Goffredo et al., 2018).
Cara mamma, nessuno aveva detto alla supplente di storia che cosa ti era successo e così la scorsa settimana è entrata in classe e ci ha detto che potevamo fare qualcosa di speciale per la nostra mamma che le avremmo regalato domenica per la Festa della Mamma. Tu, mamma, non ci sei più, ti ha uccisa papà due anni fa, ma non sapevo come dirglielo, mi vergognavo, e di raccontare ancora bugie non ho più voglia.
Per fortuna Sabrina è stata bravissima e si è alzata in piedi e ha detto alla maestra: “Senta, va bene lo stesso se scriviamo una lettera alla mamma ma la diamo a un’altra donna a cui vogliamo bene, una zia, un’amica, la nonna?”, penso che l’insegnante abbia capito che qualcuno la mamma non ce l’aveva più…. ha prontamente risposto: “Certo, mi sembra un’ottima idea. Domenica 8 maggio si festeggia la festa di tutte le mamme, ma chi non può darla alla propria mamma, la dà alla donna a cui vuole tanto bene!” (Alessia, 10 anni, in Baldry, 2018).
Come ci indica la dott.ssa Goffredo, psicoterapeuta che da anni si occupa di questi temi, ogni persona è unica e reagisce in modo diverso al trauma e non è quindi possibile offrire un “vademecum” per gli insegnanti su cosa sia bene fare, o non fare, con questi alunni.
Sarà compito del terapeuta che segue l’orfano mantenere i contatti con i docenti e accompagnarli nel trovare le modalità più adatte per stargli vicino.
E però fondamentale che gli insegnanti mostrino sempre empatia e vicinanza al bambino e, ad eventuali domande, dicano sempre la verità, scegliendo parole giuste e adatte all’età, senza mai mentire, negare, allontanare quello che è accaduto (Goffredo et al., 2018).
La morte della mamma non deve essere qualcosa di cui vergognarsi e l’alunno deve trovare nel contesto scolastico un ambiente accogliente, rispettoso e pronto a sostenerlo nel difficile momento che sta vivendo.
Manuela Stucchi, pedagogista