Serena Dandini, leggendo un annuncio immobiliare che metteva in vendita la villa di famiglia della sua infanzia, decide subito di non ricomprarla, preferendo custodire nei suoi ricordi e nella sua memoria le sue estati di bambina.  Ne trae così spunto per presentare le vite di personaggi famosi e non che sono partiti per viaggi alla scoperta sia dell’ignoto che di sé stessi. Poco alla volta la scrittrice dà forma ad un Paradiso emotivo del tutto personale, popolato da persone reali, mitologiche e da alcuni componenti della sua famiglia. Nelle prime pagine incontriamo Eva: “la sua trasgressione è stata un atto rivoluzionario, la scintilla che ha dato il via ad ogni azione umana e al libero arbitrio, una spinta dinamica che ha costretto Adamo a prendersi delle responsabilità e ad impegnarsi per ottenere qualcosa”. La cacciata dall’Eden considerata, quindi, non come la perdita del Paradiso in Terra, ma come la scoperta della libertà e della presa di consapevolezza. La Dandini, nella mitologia greca, sceglie Photos, figlio di Afrodite e Crono, nonché fratello di Eros. “L’etimologia greca della parola racchiude due significati contrapposti, quello di <<desiderio>> e quello di <<lutto>>, e incarna il dolore intenso per la lontananza della persona che si ama.  […] Ha le sembianze di un bel giovane muscoloso ma con lo sguardo malinconico e sognante e il corpo fiaccato da brividi e smanie, tanto da essere costretto ad appoggiarsi ad un sostegno per quietare la nostalgia d’amore.”  In lui lutto e desiderio si amalgamano per dar vita a un personaggio riflessivo, innamorato, misterioso e quasi romantico. Agatha Christie, secondo l’Autrice, rappresenta un esempio di come la morte possa divenire fonte di creatività e di guadagno: “La futura giallista non immagina il destino che l’aspetta: di lì a pochi anni diventerà una maestra indiscussa nel descrivere nei dettagli ogni tipo di decesso, e la morte che la spaventava così tanto da ragazza sarà per lei un’inseparabile compagna di viaggio che la aiuterà a costruire una carriera formidabile.”  Innumerevoli ed eterogenei sono i personaggi storici, letterari ed artistici descritti nel libro, ma la Dandini ci racconta anche della sua famiglia, della nonna Enrica con le ortensie azzurre, del nonno che non abbandona mai il fucile, delle zie eclettiche, esotiche, soddisfatte della propria vita o custodi di segreti di famiglia. Descrive anche il conflitto tra lei e sua madre, durato tutta la vita: “Mamma era laureata-fatto notevole per la sua generazione- e avrebbe tanto voluto impegnarsi in un lavoro […]. Con piglio autoritario, papà le aveva impedito di lavorare: una donna che portava a casa dei soldi era un disonore per il marito. Lei, fedele al proprio carattere remissivo, non aveva protestato.” Solo dopo la morte di lei, la Dandini capisce che aveva scambiato “puntualmente la sua dolcezza per passività. Ora che potrei apprezzarla, [ammette], non ho più tracce sonore che mi vengano in soccorso.” Rimpiange così di non averla compresa, capita e aiutata e di quanto adesso lei stessa abbia bisogno di sua madre. “Una mattina mi è anche sembrato di sentire il suono della voce di mia madre, che con un sorriso tra le parole mi diceva che era orgogliosa di me.” Perché “Per quietare la paura della morte, credenti o no, a tutti piace pensare che esista un Paradiso dove le persone che abbiamo amato o anche soltanto ammirato finalmente s’incontrino per chiacchierare in libertà, appollaiate fra le nuvole”.

Ilaria Bignotti, psicologa

Dandini S., “Cronache dal paradiso”, ed. Einaudi, Torino, 2022

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