Ti scrivo questa lettera perché ho paura che il mio cuore non possa sostenere il peso di tutto ciò che vorrei dirti. Mi guardo intorno e tutto ciò che vedo è una casa vuota.
Chiudo gli occhi e cerco di rivederti almeno per qualche istante: mentre giochi sul tappeto, mentre sei steso sul divano, mentre spacchetti i regali sotto l’albero di Natale. Ma è peggio. Quando riapro gli occhi spero di trovarti da qualche parte. E invece non ci sei.
È stata una disgrazia. Un terribile incidente. Non smetteva di piovere. Ho fatto tutto il possibile. Ma non è servito. Ed ora sei lontano da me.
Appoggio lo sguardo ovunque. Ma tu non sei in nessun posto. Siamo ancora lì. Io e te. Abbracciati sotto la pioggia, in attesa di un miracolo che non è mai arrivato.
Mi hanno detto che non è colpa mia. Lo so. Ma non per questo fa meno male. Sarei potuta uscire mezz’ora prima o mezz’ora dopo. La nostra vita è questione di secondi. Attimi preziosi che sfuggono e, insieme a loro, la nostra esistenza.
Ti ho guardato a lungo dallo specchietto retrovisore, prima di uscire dalla macchina. Ho osservato ogni tuo lineamento. Sembrava quasi che me lo sentissi che dovevo imprimere nella mia mente ogni piccolo segmento della tua pelle, del tuo viso, prima che mi venissero strappati per sempre.
Avrei potuto aspettare. Avrei potuto decidere di non uscire. E invece l’ho fatto. E adesso non si può più tornare indietro.
Voglio che tu sappia che ti ho amato immensamente e che ho impedito con tutte le mie forze che ti portassero via da me. Ma non è vero che i genitori hanno i superpoteri. Sono esseri fragili, che devono accettare il destino, anche questo è amaro e ingiusto.
Ti porterò sempre con me, per tutto ciò che resta della mia vita. Veglia su di me, su tuo padre. Sulla nostra capacità di non lasciarci andare alla disperazione. Guidaci ogni giorno, aiutaci a non fare entrare la rabbia nelle nostre esistenze, perché nessun gesto di rivalsa servirebbe a riavere indietro ciò che abbiamo perduto. Aiutaci a vivere dei ricordi più belli, nell’attesa di poterci riabbracciare di nuovo. Aiutami a non perdere la speranza, a continuare a credere in un’altra vita in cui il dolore e la sofferenza non esistono più.
Il dolore di quel giorno non lo potrò mai cancellare. Ma potrò tenermi aggrappata al ricordo di te e continuare a respirare la tua esistenza in tutto ciò che di bello potrò ancora vivere. Oltre questa sofferenza lacerante, oltre il buio delle peggiori giornate, oltre le mani tese che non riesco ad afferrare. Oltre la paura del tempo che passa e che non ci concede una seconda possibilità.
Affiderò un bacio al vento. Prego che possa raggiungerti e ridonarti il sapore dei nostri abbracci e di tutto ciò che siamo stati insieme.
Sorridi là dove sei, in mezzo alle nuvole. Soffia tra le raffiche di vento che sollevano le foglie d’autunno. Ed io ti sentirò.
Monica Betti