Poeti, letterati, filosofi, miti, religioni, hanno speso fiumi di parole per tentare di spiegare, dare un significato e un senso a questo triangolo non solo nominale, ma anche tematico e soprattutto esistenziale.
Se la vita è il tempo percorso tra la nascita e la morte che, appunto, ne sancisce la fine, l’amicizia è qualcosa che aiuta a percorrerlo. L’amico, infatti, quello vero, rarissimo, contraddice ma non giudica, sostiene ma non sovrappone, è a fianco ma non guida né indica, accompagna fino all’inesorabile traguardo, passo dopo passo, quando esso è reso imminente da una malattia incurabile.
Di fronte alla morte si può essere pietosi, distaccati, spietati. Si può rifiutarla e maledirla oppure desiderarla, andarle incontro, addirittura pianificarla, predisporre con lucidità, nei minimi particolari, il dopo.
Lo stesso, del resto, vale per la vita, breve o lunga che sia. La si può amare o odiare, viverla intensamente e con sregolatezza o pacatamente e subirla. A volte può succedere che, più della propria morte, preoccupa il distacco da ciò che ci è caro, il sapere che non sia adeguatamente custodito, non abbia la dovuta considerazione soprattutto se, ciò che si lascia, è un essere vivente, animale o persona, a non avere più l’amore e l’affetto attribuitogli da vivi.
Questi temi sono il filo conduttore del pluripremiato film Truman del regista spagnolo Cesc Gay (Goya 2016 per il miglior film, migliore regia, migliori attori protagonista e non protagonista, migliore scenografia).
Il film prende il nome dal cane del protagonista Julian (Ricardo Darin), ammalato terminale e narra con toni ironici, propri di una Commedia, il dramma di quest’uomo, prossimo alla morte, la cui unica preoccupazione è a chi lasciare l’amato Truman quando non potrà più essergli vicino e accudirlo. Una storia dai risvolti agrodolce che ci porta a riflettere sulla malattia (tumore), la morte, la vita, l’amicizia. Un perfetto equilibrio di humor, tristezza, commozione, diretto ed interpretato con delicatezza, ma senza sconto alcuno, come conviene ai problemi trattati.
Julian pianifica tutto: la vita che gli resta, le visite mediche, il sommesso e mai esplicitamente dichiarato addio all’ex compagna e al figlio, il teatro dove recita, il viaggio ad Amsterdam. Con lui il fedele Truman e l’amico di sempre, Tomas (Javier Cámera) venuto appositamente dal Canada per stargli vicino.
Tomas è l’esatto contrario di Julian. Pacato, pragmatico e responsabile, il primo; estroso, spregiudicato, bohémien, il secondo. Da collante la fedele presenza del cane quale emblematica metafora dell’amicizia e dell’ empatia fra i due amici consapevoli della triste imminente sorte e pronti ad aspettarla e condividerla con franchezza e serenità.